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Monologhi politicamente scorretti

A Torre Annunziata uno spettacolo racconta la tradizione dei femminielli napoletani. Fra provocazioni culturali e uno sguardo spiazzante sulla diversità.

di , La Nuova Ecologia, marzo 2011, p. 77

Strappano un sorriso già dal nome che hanno scelto per la loro associazione: Afan, Associazione femmenell antiche napoletane. Ma fanno sul serio. Dal 2010 Luigi di Cristo, fotografo e più di recente organizzatore di eventi, originario di Torre del Greco, e Ciro Cascina, attore impegnato sulla scena gay dai primi anni Settanta, originario di Torre Annunziata, si sono posti un obiettivo ambizioso: costruire il primo archivio storico e contemporaneo del femminiello napoletano.

«O’ femmenell – racconta Luigi, presidente dell’associazione – nasce da una cultura territoriale che è quella partenopea. Di sesso biologicamente maschile ma con movenze e aspetto effeminato eppure mai travestito totalmente, gode di una posizione privilegiata nella sua comunità in quanto ritenuto custode di una cultura ancestrale e magica. O’ femmenell oggi è “in via di estinzione”, soppiantato da trans e drag queen, che sono tutt’altra cosa, per questo vogliamo recuperarne
la memoria».

Mentre scriviamo, apprendiamo la notizia della morte di Mina ‘a russulella all’età di 91 anni, la cui preziosa testimonianza è stata salvata dal regista Massimo Andrei nel documentario Cerasella: ovvero l’estinzione della femminella.

Con lo scopo di divulgare e far rivivere la cultura dei femminielli napoletani, in ricordo di un’altra storica femminella di Torre Annunziata, Tatuniello ‘a millecinque, l’Afan ha proposto a gennaio lo spettacolo musicale di tombola e tammorre Sciò sciò ciucciuvé, rito propiziatorio contro il malocchio. E proprio a Torre Annunziata, sul palco del Politeama, Gerardo Amarante, in arte Gerardinella, voce del gruppo di musica popolare I spaccapaese, ha interpretato canti e scene della commedia napoletana, tra cui l’irresistibile rosario dei femminielli tratto da La gatta cenerentola di Roberto De Simone.

I femminielli giocano, si divertono, pregano… Ma di chi si innamorano? «Le femminelle non vanno con le femminelle invece i gay vanno con i gay: che schifo!» provoca Ciro in arte Ciro Ciretta, vicepresidente dell’Afan, che nell’anteprima dello spettacolo ha interpretato un monologo sulla doppia personalità “maschio e femminella”. La battuta lascia intendere la portata antropologica di una categoria non assimilabile né alla moderna omosessualità né alla transessualità. Questi femminielli insomma sono un po’ all’antica, tradizionalisti e conservatori al limite del politicamente scorretto.

In sala uomini, donne, bambini e trans giocano a tombola (anche se nella tradizione ad alcune tombolate possono partecipare esclusivamente donne e/o femminielli). Sembra essere in uno dei vasci (bassi) napoletani. Gerardinella non smette di provocare, estraendo i numeri in modo rumoroso, sboccato, canzonatorio. La smorfia napoletana è d’obbligo. Se sono le donne a vincere, Gerardinella le scaccia scherzando: «Via, viaaa! Le donne, si sa, sono cancerogene».

Battute del genere possono sembrare contraddittorie: se da un lato i femminielli chiedono rispetto per la propria diversità, dall’altro non la riconoscono ai cugini ricchioni o alle donne. Manca inoltre una rivendicazione dei diritti delle coppie omosessuali e la genitorialità gay e lesbica è vista con sospetto.

«Categorizzare – spiega Ciro – impedisce di continuare ad avere curiosità su noi stessi. Dovremmo affrancarci da questo bisogno d’ordine, da un punto di vista gay che è come un catrame su un basolato di piperno, come se non ci fosse un passato, una storia». Aggiunge Ciro: «Le femminelle sono reazionarie se valutate con gli occhi di oggi, ma bisogna capire il contesto in cui sono nate e vissute per comprenderle fino in fondo».

Quale sarà il futuro dei femminielli? L’estinzione o la trasformazione in viados, drag queen o crossdresser, in questo caleidoscopico panorama d’identità possibili e post-moderne? Eugenio Zito e Paolo Valerio, esperti in studi di genere all’università Federico II di Napoli, provano a rispondere a queste domande nel loro bel libro Corpi sull’uscio, identità possibili (Editore Filema).

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