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Credenti a convegno

Dal 26 al 28 marzo 2010 il primo forum degli omosessuali cristiani in Italia, che tra catacombe e visibilità pregano contro l’omofobia e partecipano in qualche caso anche al pride.

di , Pride, maggio 2010, p. 20

Ci sono persone che non possono non dirsi omosessuali, pur essendo cattoliche, e che non possono non dirsi cattoliche pur essendo omosessuali. Dal 1980 in Italia si riuniscono in gruppi per rompere la solitudine, interrogarsi sul senso di tali appartenenze, confrontare le esperienze.

Quest’anno si è tenuto in provincia di Roma (non tutti gradiscono che si renda noto l’indirizzo esatto) il I° Forum degli omosessuali cristiani in Italia a cui hanno preso parte i responsabili di 14 gruppi italiani (sono 26 in tutto quelli che operano attualmente nel nostro paese). Una sorta di stati generali, quasi tutte le regioni rappresentate. Ci sono volti storici, come Gianni Geraci di Milano, Gustavo Gnavi di Torino, Alfredo La Malfa di Catania, ma anche nuove leve.

Dal 26 al 28 marzo oltre 120 persone, alcune appartenenti a chiese evangeliche, hanno discusso di omosessualità e vangelo a partire dal Rapporto 2010 sui gruppi di cristiani omosessuali in Italia realizzato dal Progetto Gionata “Non era la prima volta”, scrive Gianni Geraci nella presentazione del Rapporto, “che qualcuno ha tentato di sottoporre un questionario ai gruppi di omosessuali credenti italiani ma nelle altre occasioni i tentativi sono falliti”. Per la prima volta, dunque, si ottengono risposte a un questionario sottoposto ai gruppi di omosessuali credenti.

Nelle 24 pagine ricche di grafici e dati emerge una novità: l’incremento dei partecipanti ai gruppi a livello nazionale, che si stabilizza sul +7% medio annuo. Non è da sottovalutare il fatto che negli anni Ottanta i campi su fede e omosessualità presso il centro ecumenico di Agape costituivano un momento di coordinamento, mentre in questa fase, dopo l’esperienza del Coordinamento dei gruppi omosessuali cristiani, lo strumento di collegamento è internet. Un’altra novità è che i gruppi, nella maggior parte dei casi, non fanno più riferimento a una persona consacrata.

Volendo semplificare, alla tre giorni di laboratori, gruppi biblici e momenti di preghiera, emergono due correnti: una più attenta al vissuto delle persone, un’altra più ligia al magistero della chiesa. Della prima corrente fa parte una lesbica valdese, Rosa Salamone. Dopo essere stata “fedele cattolica per alcuni anni”, ora è coordinatrice del gruppo Varco di Milano (Valorizzazione e riconoscimento della comunità omosessuale). “Un gruppo”, spiega Rosa, “composto da omosessuali, etero e bisessuali. Vi sono cristiani battisti, valdesi, veterocattolici e persone interessate al discorso religioso senza denominazioni particolari”. Si ispirano alla teologia femminista, queer e della liberazione per includere le differenze di genere, di orientamento sessuale e di cultura. Rappresentano una realtà viva nelle chiese e quest’anno hanno avanzato una richiesta di finanziamento: se i progetti saranno approvati, potranno usufruire dei fondi dell’8‰ della chiesa valdese.

Della seconda corrente, Sergio Caravaggio, cattolico e omosessuale, tra i fondatori a Cremona di un “gruppo diocesano per l’accompagnamento spirituale delle persone omosessuali” che si è dato il nome di Alle querce di Mamre. “Formalmente”, spiega Sergio, “il gruppo potrebbe essere paragonato, nei suoi presupposti, a quelli che in ogni diocesi si occupano di dialogo ecumenico”. Su NOI Genitori & Figli (supplemento di Avvenire del 28 febbraio), due pagine raccontano la nascita del gruppo dopo diversi incontri tra il 2005 e il 2007 con il vescovo Dante Lafranconi. Il 27 dicembre 2007 il gruppo si riunisce per la prima volta nella curia sotto la supervisione di don Antonio Facchinetti, delegato episcopale che “orienta la discussione”, si legge nell’articolo, “con la bussola del magistero della Chiesa”. Con il suo intervento, Sergio chiede ai gruppi presenti al Forum di tralasciare un certo stile polemico, rivendicativo e di non porre l’accento sul riconoscimento di alcuni diritti; di “avere il coraggio di prendere le distanze dal gay pride” che, a suo dire, “contrasta con il vangelo”. Alcuni si guardano perplessi, qualcuno sbotta.

Tra gli altri ospiti, il vaticanista Marco Politi, noto al movimento dei gay cattolici per il suo lavoro di giornalista (Prima per Repubblica oggi per Il Fatto Quotidiano) e per il suo libro Io, prete gay (Mondadori), ha analizzato il percorso dei gruppi “dalle catacombe alla visibilità” e ha invitato a guardare la chiesa non come blocco monolitico ma come comunità di credenti in cammino.

Il settimanale Vita titola sul Forum: Cristiani e omosessuali, il tempo del silenzio è finito. C’è a chi basta aver rotto il silenzio, altri vorrebbero che si chiedesse in modo più chiaro una revisione della pastorale e della dottrina della chiesa sull’omosessualità. Così mentre alcuni gruppi organizzano, in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia del 17 maggio, veglie di preghiera nelle parrocchie “in ricordo delle vittime dell’omofobia” (un’iniziativa che raccoglie di anno in anno sempre più adesioni), altri sono già pronti a partecipare al Pride nazionale di Napoli del 26 giugno con la realizzazione di un gazebo (tutte le informazioni su Gionata).

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Immagini dell'articolo:

Pontillo, Politi, Geraci
Da sinistra: Innocenzo Pontillo, Marco Politi, Gianni Geraci
Rosa Salamone
Rosa Salamone

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