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Educazione rainbow

È finalmente una realtà pronta da usare nelle scuole il progetto rainbow, frutto di una ampia cooperazione europea finalizzata a combattere l’omofobia e a costruire una mentalità aperta per le giovani generazioni.

di , Pride, dicembre 2012, p. 8

Un progetto co-finanziato dalla divisione giustizia della commissione europea ha riunito associazioni gay e lesbiche europee, scuole e professionisti dei media con l’obiettivo di promuovere il diritto di bambini e bambine, ragazze e ragazzi, a vivere liberamente la loro identità e a contrastare l’omofobia con l’uso di strumenti didattici. Il progetto si chiama Rainbow, un lungo acronimo per Rights Against Intolerance – Building an Open-minded World (Diritti contro l’intolleranza – costruire un mondo dalla mentalità aperta) e si compone di azioni integrate di lotta agli stereotipi con particolare riferimento a quelli legati al genere e all’orientamento sessuale.

Le azioni vanno principalmente in due direzioni: una educativa destinata alle scuole primarie, a bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni, con un kit contenente 9 cortometraggi, un manuale per l’uso dei film e attività post visione guidate dagli insegnanti; l’altra privilegia l’aspetto creativo e si rivolge ad adolescenti e giovani di associazioni, scuole, gruppi sportivi e realtà glbt offrendo loro giochi di ruolo e attività per combattere il bullismo omofobico. Al progetto si affianca una ricerca condotta in Italia, Spagna, Olanda e Bulgaria rivolta ai professionisti in campo educativo: uno studio comparato sulle esperienze e sui progetti contro l’omofobia e la transfobia in corso nei paesi partner.

Per favorire una maggiore divulgazione del progetto è stato realizzato un dvd con una selezione di corti contro l’omofobia realizzati lo scorso anno e il videogioco online Homophobia out! Un videogioco elementare in cui i protagonisti, un ragazzo e una ragazza, allo scopo di liberare un amico prigioniero di un immaginario “mostro omofobia” caratterizzato da un’ombra, devono raccogliere pergamene a terra e prendere al volo aeroplani di carta contenenti alcuni estratti da fonti del diritto europeo e cartoline che mostrano la non uniformità dei diritti in europa, prima che li rubi un energumeno (che, di fatto, sta rubando un diritto). Alla fine del livello la persona che piange rappresenta l’infelicità causata dall’omofobia interiorizzata e al termine del gioco il “mostro omofobia” è rappresentato da una persona anziana.

“Pur se le indagini internazionali dimostrano l’appartenenza a valori tradizionali per persone adulte e/o anziane”, spiega Marco Mori, presidente Arcigay Milano e coordinatore del progetto, “non si vuole proporre una discriminazione generazionale. il mostro omofobia è fragile e debole e la sua forza non è una forza riflessa”. Chi sono i riflettori e la luce dell’omofobia? “Sono la paura, la violenza, l’invisibilità”, continua Mori, “la totale fiducia verso agenzie pubbliche come la chiesa cattolica, la mancanza di coraggio di una politica laica capace di proporre un’alternativa culturale e valoriale”.

Di valori, invece, il progetto Rainbow ne ha da vendere mostrando scenari verosimili, evidenziando elementi tipici dell’azione omofobica e concentrando l’attenzione contro l’aggressore, anch’egli vittima di una cultura d’odio, che può essere a sua volta educato e aiutato. Ma è più utile puntare l’attenzione sulle vittime o su chi compie atti discriminatori per contrastare l’omofobia? “Bisogna che le istituzioni”, propone Mori, “si attivino per supportare le vittime ma al tempo stesso c’è bisogno di politiche pubbliche di lotta all’omofobia cercando di comprendere i meccanismi causali che fanno agire le persone in modo violento”.

Secondo i promotori del progetto, Rainbow non è la soluzione ai problemi ma vuole essere una buona prassi per chi vuole costruire un mondo più rispettoso. “Questi strumenti”, continua Mori, “saranno distribuiti in diversi paesi d’europa e saranno utili per impedire lo sviluppo di un pensiero omofobico e costruire una cittadinanza europea”. Strumenti e storie che aiutano ad ascoltare e narrare altre storie imparando a ignorare le opinioni erronee. “In sostanza, riteniamo che la capacità di rispettare le differenze, di mostrare solidarietà e di combattere l’intolleranza possa derivare dall’aver proposto e condiviso attività che abbiano come punto di partenza la rappresentazione e la cooperazione”. Attività che danno agli studenti la possibilità di guardare un film con i compagni di scuola, di svolgere un’attività insieme a un amico, di produrre insieme ai coetanei un cortometraggio su un argomento specifico. O ancora di partecipare a un gioco di ruolo con alcuni compagni di squadra per capire infine quanto sia facile e vantaggioso per tutti vivere senza pregiudizi.

La presentazione ufficiale del progetto si è svolta il mese scorso a Bruxelles. “In Belgio”, conclude Mori, “decine di scuole hanno richiesto il materiale didattico, abbiamo ricevuto contatti anche dal canada e dal Sud America. Ci saranno presentazioni del progetto nelle principali città italiane”. L’auspicio è che i consigli scolastici regionali, i presidi e gli insegnanti comprendano il valore di queste azioni formative e le propongano ai propri alunni e studenti. Gli strumenti ora ci sono, non ci sono più scuse.


Il progetto è coordinato per l’italia da Cig Arcigay Milano, collaborano Synergia, Ecfa, Farapi, Sapi, Jekino Distributie, Bjf, Coc Amsterdam, Lgbt Consortium/Schools Out, Ararteko, Arcigay con il coinvolgimento di Arcilesbica Zami Milano.

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