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L'eredità di Martini

La morte dell’ex arcivescovo di Milano ha suscitato un acceso dibattito movimento glbt. Al centro della disputa il valore, per alcuni rilevante inesistente, delle sue aperture in materia di omosessualità.

di , Pride, ottobre 2012, p. 10

Troppo progressista per essere ascoltato, troppo autorevole per essere ridotto al silenzio. La biografia del cardinale Carlo Maria Martini, ex arcivescovo di Milano ed ex candidato al soglio pontificio, è stata riassunta in questi termini dai media generalisti e la sua morte è stata accolta con particolare cordoglio dalle istituzioni, da politici e anche da una parte del movimento gay.

Un’altra parte del movimento, più “intransigente” e anticlericale, ha aperto una discussione sul valore da attribuire ad alcune affermazioni del cardinale sull’omosessualità e più in generale sulla strategia da adottare d’ora in poi nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche.

Tra coloro che hanno tenuto a valorizzare le posizioni di maggiore apertura di Martini nei confronto del mondo contemporaneo, rispetto alla linea di chiusura maggioritaria nelle gerarchie cattoliche, c’è stato il presidente di Arcigay nazionale Paolo Patanè, che in un comunicato stampa ha salutato “con rispetto” Carlo Maria Martini, “simbolo di una chiesa capace di guardare oltre le rigidità delle gerarchie e rendere centralità alla dignità delle persone”. Le sue “aperture alla realtà del mondo”, ha affermato Patanè “si sono tradotte in una visione di giustizia anche per le persone omosessuali”.

Al suo cordoglio si è aggiunto il “profondo dispiacere” di Marco Mori, presidente del Centro d’iniziativa gay di Milano. “Ci uniamo al cordoglio per la scomparsa di Martini di cui ricordiamo la posizione di apertura nei confronti delle coppie gay”, ha commentato poi il portavoce del Gay Center di Roma, Fabrizio Marrazzo. Gli ha fatto eco sulle pagine de Gli altri, Aurelio Mancuso, presidente di Equality, che ricorda quanto Martini fosse “un punto di riferimento per un pezzo considerevole del popolo di Dio. Con lui finisce simbolicamente un ciclo storico di una chiesa che, prossima agli ultimi, cerca di tenere alta la fiamma del rinnovamento spirituale”.

In risposta a quanti nel movimento gay hanno pianto e difeso l’operato di Martini, lo storico e militante Giovanni Dall’Orto ha reagito con veemenza sui social network: “Dove va un movimento nel quale, a schiera, i leader lanciano affermazioni che non hanno la minima base di realtà? Don Ciotti è stato il primo a sposare le trans, don Barbero a celebrare matrimoni gay, don Gallo a dirsi favorevole al matrimonio gay quando neppure il movimento gay era favorevole. Ma il cardinal Martini cosa ha fatto? Ha mai ricevuto Arcigay nel suo antico palazzo? Ha mai difeso i diritti gay? Ha mai speso la sua parola a favore di una legge antiomofobia? Niente di tutto questo”.

Non resta che cercare di entrare nel merito. Secondo quanto riportato dal sito Enciclopegaya, sono del 2012 le dichiarazioni giudicate all’unanimità dal movimento gay come “spiragli”, “segni importanti” di apertura sino a “richiami alla politica” sulla questione omosessuale espresse dal cardinale. In una lunga intervista di Ignazio Marino pubblicata nel libro Credere e conoscere (Einaudi), Martini affermava che “Dio ci ha creato uomo e donna […] alcuni casi possono spingere a scegliere per sé un tipo di vita con un partner dello stesso sesso. Nel mondo attuale tale comportamento non può venire perciò né demonizzato né ostracizzato”.

Sul gay pride “si possono capire (non necessariamente approvare) certe insistenze che in un primo momento potrebbero parere esagerate, che riesco a giustificare solo per il fatto che in questo particolare momento storico esiste per questo gruppo di persone il bisogno di autoaffermazione, di mostrare a tutti la propria esistenza, anche a costo di apparire eccessivamente provocatori”. Sulle coppie gay Martini si diceva “pronto anche ad ammettere il valore di una amicizia duratura e fedele tra due persone dello stesso sesso. Se viene intesa anche come donazione sessuale, non può allora, mi sembra, venire eretta a modello di vita come può esserlo una famiglia riuscita. Altri modelli di vita non vanno esibiti in modo da offendere le convinzioni di molti”. Sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, infine, per il cardinale “la coppia omosessuale, in quanto tale, non potrà mai essere equiparata in tutto al matrimonio. Se lo stato concedesse qualche beneficio agli omosessuali, non me la prenderei troppo. Non è giusto esprimere alcuna discriminazione per altri tipi di unioni”.

Questo non è certo il linguaggio usato in tema di omosessualità dagli ultimi due papi e da schiere di loro sostenitori, ma qualcuno, a questo punto, potrebbe obiettare che le dichiarazioni di Martini che per alcuni sono “progay” siano esattamente le stesse che altri elencano fra quelle “antigay”. Una risposta a questa obiezione l’ha data il matematico ateo Piergiorgio Odifreddi sulle pagine di Repubblica: “Questo è il destino degli uomini di chiesa, e più in generale di fede: di venir rispettati e osannati per aver sostenuto o difeso posizioni di apertura e di buon senso, soltanto perché da loro ci si aspetta che si schierino per default dalla parte della chiusura e dell’insensatezza”.

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