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Essere omosessuali

di , www.culturagay.it, 21 dicembre 2004

È il primo libro di Ferruccio Castellano (1946-1983), derivato in gran parte dai dibattiti a cui partecipò dall’ottobre 1979 al settembre 1981. Si tratta di alcuni «appunti dell’Università della Strada, un’iniziativa realizzata dal Gruppo Abele a partire dall’ottobre 1978 per “offrire una nuova occasione di formazione sui temi del disadattamento e dell’emarginazione giovanile», partendo dal confronto «con chi ha vissuto in prima persona esperienza di esclusione».

Castellano dedica il suo lavoro «a Fabrizio che con semplicità mi ha insegnato che il nostro vuoto di identità è la nostra ricchezza».

Nell’introduzione, Castellano lamenta la scarsità di conoscenze di cui si dispone sull’omosessualità e il mondo in cui, «isolati iceberg, qua e là, affiorano» lasciando trasparire qualcosa della condizione omosessuale: «un’inchiesta, l’omicidio di due ragazzi, una manifestazione politica, una polemica seguita ad un pronunciamento dell’autorità religiosa». E poi? «…tutto ritorna come prima, nella “normalità”», nell’emarginazione con la difficoltà, per le persone omosessuali, di vivere serenamente la propria vita.

L’autore suggerisce di lavorare affinché si possano superare il pregiudizio ed eliminare la discriminazione nei confronti degli “omosessuali”.

Come raggiungere questi obiettivi?

Innanzitutto «è prioritario l’impegno nel campo educativo per fare sì che l’educazione dei giovani tenga conto per davvero della “personalità” e delle “potenzialità” specifiche dei ragazzi, anche in campo sessuale, offrendo loro la possibilità di sviluppare la propria individualità e di “fare amicizia” col sesso per poter vivere meglio oggi e domani».

Castellano mette in discussione la distinzione del genere umano in “eterosessuali” e “omosessuali”: «L’omosessuale come “tipo” non esiste […] e gli omosessuali non costituiscono affatto un blocco uniforme» (pag. 8).

L’autore cita, in proposito, Emilio Servadio:

« … basta guardare sia nella storia, sia nella geografia, per costatare non solo in quanti modi è stato ed è possibile configurare l’omosessualità, ma altresì come questa abbia potuto o possa essere vista quale semplice “tratto” della personalità, spesso assai meno importante che non altri aspetti dell’individuo globale» (Emilio Servadio, Le regard des autres, Actes du Congrés International, Arcadie, Paris, 1979, p. 77).

Nel 1978 un’inchiesta sociologica dell’Institute for Sex Research si intitolava “Homosexualities” ovvero “omosessualità” al plurale. Così Castellano, riprendendo l’indagine (Alain P. Bell e Martin S. Weinberg, Homosexualites, Simon and Schuster, New York, 1978), sottolinea che «nemmeno nel comportamento sessuale gli omosessuali sono uguali fra loro». Questo per dire che «è sbagliato considerare l’omosessualità come la cosa più importante per un individuo, così com’è sbagliato ridurre una persona al suo solo comportamento sessuale». Attenzione, però, «a concludere che l’emarginazione degli omosessuali non sia per essi la cosa più grave».

Vale la pena riportare un passaggio sui rapporti fra “etero e omosessuali”, rapporti simili – secondo l’autore – a quelli, ad esempio, fra settentrionali e meridionali: «ciascuno si trova nella propria condizione indipendentemente, ma contemporaneamente, l’una categoria di persone si pone rispetto all’altra in posizione da dominante a dominato. Questo avviene per definizione dal momento che gli omosessuali sono una specie della cultura eterosessuale e maschilista così come i meridionali sono una ‘specie’ della cultura settentrionale».

Ad ogni modo, ciascuno si trova a ricoprire un ruolo che non si è scelto, «di cui non ha colpa» (pag. 9).

Oggi, come allora, ci sono persone omosessuali che ricorrono ad un operatore sociale, spesso eterosessuale, per farsi “aiutare”: difficile affrontare al meglio la propria realtà anche sociale, in questo mondo incompetente in amore.

«Per circa un secolo (1870-1970) l’omosessualità fu quasi esclusivamente argomento di interesse medico», con tutte gli esiti negativi di questo punto di vista: perché non si tiene conto dell’amore che lega due persone del medesimo genere? – potremmo chiederci.

Purtroppo lo capiamo subito, il perché.

I commenti dei compagni di lavoro di Ferruccio Castellano (lavoravano alla Sip), riportati sul frontespizio della prima stesura in dispensa, non lasciano dubbi: la parola “omosessuale” è sbarrata con una croce e sostituita, in modo dispregiativo, con “cupio” (è il termine dialettale piemontese per “omosessuale” che deriva – secondo gli studi di Giovanni Dall’Orto – dal latino medievale “cupa”, “botticella”, “recipiente”. La riduzione dell’omosessuale a contenitore – è facile immaginare di che cosa – ha riscontro in molti dialetti, per esempio nel napoletano vasetto, nel meridionale lumino, nel toscano buco e bucaiolo, e nell’emiliano busone), mentre in alto, sul foglio, campeggia la scritta “W la fica” ed altre volgarità simili che, nel nostro tempo, riconosciamo come “omofobe”, a conferma del fatto che si identificava l’omosessualità con il sesso e la sua degenerazione oppure, come abbiamo già visto (e leggeremo successivamente nel libro)si identificava l’essere omosessuali con la malattia.

Resta il ricordo di uomo che, anche sul posto di lavoro, con dignità, non faceva mistero della sua omosessualità.

Se il primo capitolo, intitolato “Omosessualità e inversioni di genere”, è un concentrato di schemi, definizioni e classificazioni, peraltro discutibili, il testo assume maggiore spessore nel secondo capitolo, scritto da Giovanni Dall’Orto, dal titolo: “L’evoluzione del concetto di omosessualità nei secoli”.

Lo storico e militante gay milanese passa in rassegna il mondo pre-ellenico e quello greco-latino, i cristiani, il Medioevo e il Rinascimento, l’Epoca dei Lumi, quella Moderna (1800-1880 circa), il tempo della “fioritura” e della “repressione” (1880-1949) e, infine, il dopoguerra.

Gli effetti dei condizionamenti politico-religiosi sulla ricerca teorica sono evidenti e lasciano, a libro chiuso, l’amaro in bocca: gli uomini che amano gli uomini sono considerati, in ordine cronologico: “molli”, effeminati, pederasti (pag. 40), sodomiti, “contro-natura” (pag. 41), peccatori, indemoniati (pag. 42), “contro la Legge” (pag. 43), adescatori di “uomini ignari”, eretici (pag. 44), “Bu(l)gari” da cui derivano termini come l’italiano “buggerone”, il francese “bougre”, l’inglese “bugger”, che significano tutti, comunque, “sodomita” (pag. 45) e via dicendo, “di rogo in rogo”, “malati” congeniti (pag. 48), “urningi” fino ad arrivare alla parola che rimanda inequivocabilmente al sesso, ovvero “omosessuale”, coniata nel 1869 dallo scrittore ungherese omosessuale Benkert o Kertbeny, tuttora insuperata, nonostante termini come “invertiti” (pag. 51), criminale, pazzo, “degenerato” (pag. 52), “pervertiti” e diversi (ampia delucidazione da pag. 53 a 56) abbiano costituito forti concorrenti.

«Queste, – scrive Giovanni Dall’Orto a conclusione del suo saggio – le prese di posizione più recenti, le quali ci ricordano tuttavia come la lotta affinché l’essere umano di tendenze omosessuali sia considerato appunto come una persona “come gli altri, assieme agli altri” (secondo un vecchio slogan) sia ancora lunga. Ma l’immagine che oggi l’uomo ha della sessualità è profondamente cambiata. E man mano che le persone si riappropriano della loro vita e prendono coscienza dei loro diritti, sono loro ad influire sulla scienza, liberarla, e non è più certa “scienza” a condizionare ed opprimere le persone» (pag. 59).

Nel terzo capitolo, Ferruccio Castellano risponde alle domande che gli sono state poste a San Candido di Murisengo (AL) dai partecipanti ai corsi dell’Università della Strada.

Esempi:

  • “Come consideri la complementarità degli organi genitali dei due sessi?”;
  • “Una coppia omosessuale non si sente frustrata dal fatto di non avere figli?”;
  • “Gli omosessuali possono sposarsi?”.

Insomma, domande più o meno banali che, a quanto pare, si tramandano negli anni, a volte intatte anche nella forma! Leggerle – raccomandiamo insieme alle risposte – aiuterebbe un po’ tutti a non ripetersi, a fare qualche passo in avanti per la liberazione e ad occuparsi d’altro.

Completa “Essere omosessuali” una bibliografia suddivisa per grandi tematiche (antropologia, femminismo, morale e teologia, politica, ecc.), riguardanti i testi, tutti da scoprire, pubblicati in lingua italiana, dal 1958 al 1981.

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