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Le persone omosessuali sono stufe di aspettare per il riconoscimento dei propri diritti. Basta chiacchiere di partito!
di Pasquale Quaranta, La Nuova Ecologia, marzo 2012, p. 31
Per sollecitare l’approvazione di una legge sulle unioni civili, dagli anni Novanta il movimento gay chiede l’istituzione, a livello comunale, di appositi registri.
Per una coppia gay la registrazione anagrafica della convivenza avrebbe un significato simbolico, a meno che il singolo Comune non decida di riconoscere diritti reali (ad esempio l’accesso agli alloggi popolari).
Il primo Comune a dotarsi di tale registro nel ‘93 è stato Empoli, a cui ne sono seguiti altri facendo ben sperare.
Sono passati quasi vent’anni. Oltre a non aver raggiunto l’obiettivo di una legge nazionale, c’è il rischio che si facciano passi indietro. A Milano l’istituzione del registro, promessa dal sindaco Pisapia (Sel), slitta per non urtare la sensibilità delle famiglie cattoliche che a maggio accoglieranno il papa. Perché mai l’estensione di diritti umani dovrebbe costituire una provocazione o una scortesia per qualcuno?
Ancora più grave quanto accaduto a Gubbio, dove il Consiglio comunale ha cancellato il registro delle unioni civili istituito nel 2002 approvando una mozione del Pdl. Ciò che sorprende è che tra i favorevoli alla mozione ci siano stati esponenti del Pd, fra cui lo stesso sindaco. Il gesto mostra l’incerta politica della sinistra sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, sull’adozione e sulla genitorialità gay e lesbica.
Le persone omosessuali si chiedono a questo punto quali siano i loro interlocutori politici. Dopo tanti anni che pagano tasse come gli altri, non sono più disposti ad accettare scuse, tentennamenti e chiacchiere di partito. Cosa si aspetta? Che nasca un movimento dei “forconi” gay?