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Gayamente ebrei

C’è un ebraismo progressista riformato, che difende i diritti degli omosessuali, celebra le loro unioni, acconsente alle adozioni. Ce ne parla Roberto Lumbroso, fondatore del gruppo “Etz CaHol”.

di , Gay.it, 28 marzo 2005

MILANO – C’è un ebraismo progressista, un ebraismo riformato. E c’è un gruppo di gay ebraici che nel Veneto, sulla scia di questo movimento, difende i diritti delle persone omosessuali nelle sinagoghe, promuove le vocazioni e le istituzioni di rabbine e rabbini, celebra l’unione di coppie omosex ed è favorevole alle adozioni di bambini da parte di coppie lesbiche e gay.

“Etz CaHol”, che in ebraico significa “Albero azzurro”, è il nome che gli omosessuali giudaici hanno scelto per un gruppo di auto-aiuto e di dialogo sulla sessualità e le tradizioni ebraiche.

Roberto Lumbroso, fondatore di Etz CaHol insieme al suo compagno Manuel Nakache, ce ne parla: «Il gruppo – spiega Roberto – è rappresentato da Lev Hadash, la prima sinagoga progressista del nostro Paese, che fa parte del WUPJ (World Union for Progressive Judaism), ed ha come sua leader spirituale la rabbina Barbara Irit Aiello».

Barbara è la prima donna rabbino in Italia. In un’intervista ad “America Oggi” dichiarò: «… i gay possono essere buoni genitori se gliene viene data l’opportunità. Se mi chiedessero di farlo, benedirei un loro matrimonio sotto la khuppà (il tradizionale baldacchino sotto il quale si sposano gli ebrei, n.d.r.). A mio parere, è la cosa giusta da fare».

Roberto, che cos’è l’ebraismo progressista?

Un ebraismo che si evolve col mutare dei tempi. La riforma è nata nel Vecchio Continente, in Germania, a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento e si è successivamente sviluppata in tutto il mondo, specialmente degli USA dove conta l’80% dei suoi sei milioni di ebrei. È un ebraismo che vuole contribuire ad arricchire l’ebraismo italiano.

Qual è il rapporto con la tradizione ebraica?

Noi la intendiamo dinamicamente e accordiamo i criteri normativi con le necessità e i sentimenti umani. Offriamo uno spazio per permettere a ciascuno di trovare il proprio modo di sentirsi ebreo. Rispettiamo la tradizione ebraica, cerchiamo di conservare il buono che viene dal suo passato. Ma viviamo nel presente, e desideriamo che l’ebraismo sia una forza attiva nelle vite degli individui, delle famiglie e delle comunità ebraiche di oggi. Siamo fedeli alla cultura ebraica, alla Torà, Mishnà, Talmud e Midrash e tutte le grandi espressioni letterarie dello spirito ebraico per noi un’inesauribile fonte di saggezza a cui ci rivolgiamo continuamente per essere guidati e ispirati.

L’ebraismo progressista promuove anche la completa uguaglianza, anche nel culto e nell’educazione religiosa, tra uomini e donne.

Le donne pregano insieme agli uomini, vengono chiamate al Sefer Torah (un grande rotolo di pergamena contenente il testo dei primi cinque libri della Bibbia) e vengono ordinate rabbine. Nelle sinagoghe progressiste si riconoscono pieni diritti agli omosessuali che possono sposarsi regolarmente al cospetto di un rabbino e possono adottare bambini. Ogni anno moltissimi rabbini gay e rabbine lesbiche vengono ordinati dal Seminario rabbinico americano.

Puoi spiegare ai nostri lettori la metafora di Etz CaHol?

L’Albero Azzurro, oltre a essere il simbolo dell’ebraismo moderno, simboleggia l’Albero della Vita, Etz Hayym, con le sue radici ben interrate nella sua storia millenaria, un unico fusto estremamente forte e tantissimi rami, diversi gli uni dagli altri, protesi verso il cielo. L’Albero, quindi, come un solido tronco di credenze che si dirama in un’infinità di accezioni a seconda delle provenienze, degli stili di vita e della spiritualità individuale di chi si riconosce ebreo perché semplicemente “sente” di esserlo, senza preconcetti o “ufficializzazioni”. L’azzurro, oltre a essere il colore dell’acqua e del cielo (maim e shamaim in ebraico) e uno dei colori simbolo della bandiera israeliana, è anche il colore del sogno e della fantasia.

Da chi è nata questa idea?

Dal mio compagno Manuel, ebreo di madre ma proveniente da una famiglia laica che ha sempre taciuto qualsiasi forma di religiosità. Manuel sentiva la necessità di trovare qualcuno che, come lui, volesse vivere il fatto di essere ebreo e contemporaneamente gay. Da questa esigenza è nato un gruppo di persone che si riuniscono regolarmente durante le festività ebraiche e che è stato riconosciuto dall’unico organismo ebraico non ortodosso in Italia: la sinagoga Lev Chadash di Milano. Ci tengo a dire che siamo un gruppo indipendente da Lev Chadash, che è una vera e propria sinagoga mentre noi siamo un gruppo che si riunisce nella nostra sede di Padova e amministriamo il culto autonomamente proprio come qualsiasi famiglia ebraica.

L’ebraismo, quindi, è un’infinità di correnti diverse?

Il quadro è questo: ci sono i movimenti ortodossi che adottano una chiusura totale all’omosessualità e seguono ligiamente la Torah. Ci sono gli ebrei chassidici, ad esempio, che interpretano letteralmente la Torah con tutti i precetti al seguito; in realtà loro sono ultra-ortodossi. La riforma invece, che costituisce il movimento maggioritario negli USA, rivaluta positivamente la realtà omosessuale, esistono anche sinagoghe esclusivamente gay con rabbini gay o rabbine lesbiche. In America tra i reform e gli orthodox ci sono i conservative, generalmente favorevoli all’accoglienza delle persone omosessuali, a seconda però delle differenti congregazioni.

Quando si sente parlare di “ebrei gay” viene in mente una forma insolita di doppia discriminazione: la realtà che descrivi, invece, non è così drammatica…

Sarà un fatto del tutto eccezionale ma né io né il mio compagno ci siamo mai sentiti discriminati perché ebrei o gay, oltre ovviamente al normale processo di “coming out”. Anzi. Nella religione abbiamo trovato grande sostegno perché il nostro movimento accoglie di pari grado ogni individuo indipendentemente dal sesso o dalla scelta sessuale. Sappiamo che l’ebraismo italiano è un’altra questione perché è ortodosso, ma non sentiamo di imporci sull’ortodossia italiana solo perché il rabbino capo non accetta “i sodomiti”. Il rabbino non è Dio e ciascun ebreo può aderire alla congregazione che lo rappresenta meglio.

Certo che avere una sinagoga riformata in Italia è un vero salto di qualità: vi siete trovati “ufficializzati” come gruppo “senza chiedere il permesso” ad alcuno.

Infatti! La rabbina e il direttivo di Lev Chadash sono sempre disponibili e ci ospitano ai loro eventi trattandoci con grande rispetto e considerandoci appunto un gruppo ebraico con una forte caratteristica peculiare che è solo nostra. Nnon c’è nessun ebraismo “ufficiale” quindi, perché “tutte le correnti sono ufficiali”. Nessuno “detta legge”, ognuno è libero riunirsi con chi desidera. Il rabbino non intercede con Dio, la sua è una figura di maestro e di guida per coloro che desiderano rivolgersi a lui/lei per qualsiasi tipo di problema. Se si partecipa ad uno shabbat, ci si rende conto che quando tutti si riuniscono dopo le preghiere a banchettare si parla molto e ciascuno ha opinioni molto diverse anche se frequenta la stessa sinagoga. Questo per dire che non c’è gerarchia all’interno dell’ebraismo, nessuno ti ordina cosa fare, è la Torah che te lo dice ma ogni uomo, ogni donna, deve trovare la sua strada. Molti rabbini ortodossi non oserebbero affermare il contrario.

L’unione e la testimonianza di te e Manuel ha riunito intorno a sé un bel gruppo di simpatizzanti.

I nostri amici provengono un po’ da tutta Italia: sono donne, uomini, etero, gay, ebrei, cristiani, neo-pagani, laici… Siamo felici che gente così diversa, con vite diversissime tra di loro, macini chilometri per raggiungerci a Padova. Sono contento che Etz CaHol esista, è stata la prima grande esperienza di auto-aiuto per il mio compagno e per me.

Può prendere forma, secondo te, un ecumenismo tra omosessuali ebrei e omosessuali cattolici?

L’ecumenismo è una grande vittoria ma tende a generalizzare peculiarità spesso troppo radicate. Io, gay ed ebreo, ho diverse esigenze di riconoscimento rispetto a un gay cattolico che deve lottare contro un capo spirituale che, sebbene agonizzante, ritiene che le persone omosessuali debbano essere compatite. Noi di Etz CaHol non abbiamo avuto bisogno di lottare per sovvertire un sistema di valori che non ci rappresentava. All’inizio ci siamo creati questi valori, è vero, poi però ci siamo accorti che anche in Italia esiste una sinagoga riconosciuta a livello mondiale che persegue, a grandi linee, i nostri stessi obiettivi. Manuel ed io potremmo anche sposarci, religiosamente, senza alcun problema: cos’altro potremmo desiderare? La parità di diritti civili, certo. Ma questo è compito dello Stato e allora la discussione si sposta altrove.

Sembra un paradosso. Uno Stato laico nega a voi, Roberto e Manuel, la libertà di essere tutelati in quanto coppia mentre il loro ebraismo, tanto criticato e considerato vecchio come il mondo, vi rende felici di essere quelli che siete e liberi di desiderare il meglio per voi stessi.
Quest’anno a Gerusalemme, nella “Città Santa”, si svolgerà il World Gay Pride: israeliani, palestinesi e persone da tutto il mondo marceranno insieme per il rispetto dei diritti umani in Medio Oriente e oltre. Cosa ne pensi? Parteciperai al Pride con Manuel?

Siamo molto motivati. La città è sacra per tutte le religioni monoteiste, la capitale è contesa dal Medio Oriente e veicola più di un solo significato di fede. Così Israele è il solo e unico Stato mediorientale che può ospitare il Pride, bisogna riconoscerlo, al di là di ciò che si dice su Israele e Palestina. Forse il clima a Gerusalemme è più “caustico” rispetto a quello di Tel Aviv, decisamente più favorevole, ma è una sfida anche questa. Speriamo veramente che le presenze siano imponenti, anche perché l’evento porta in sé un messaggio di pace e di dignità umana desiderato fortemente da tutti.

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Ebrei al Muro occidentale di Gerusalemme © wikipedia.org

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