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Grillo e diritti gay: un silenzio assordante

Beppe Grillo e i diritti delle coppie omosessuali: il comico e blogger italiano utilizza metafore più vicine all’omofobia che all’umorismo. Ve ne siete accorti, no?

di , sferalab.blogspot.com, 2 febbraio 2008

Provate a scrivere come parola-chiave “gay” oppure “omosessualità” nel motore di ricerca del sito www.beppegrillo.it Prenderete atto che Beppe Grillo, comico e blogger italiano, non ha scritto alcunché di particolarmente rivoluzionario sui diritti delle coppie omosessuali.

Non solo gli interventi su questo tema si contano sulle dita di una mano (alcuni dei quali sono contributi ospitati), manca proprio un suo articolo che sostenga la necessità di approvare una legge che tuteli i diritti delle coppie omosessuali in Italia e di mettere fine a questa ingiusta discriminazione.

Eppure molte e-mail gli sono state inviate da parte di giovani gay e lesbiche, molte testimonianze, storie di violenza, semplici sfoghi. Ci si aspettava almeno una risposta alle centinaia di lettere in un post dedicato. Invece nulla, le priorità sembrano essere altre.

Gli impliciti nella comunicazione

Dobbiamo accontentarci di alcuni accenni qua e là, di alcune espressioni stereotipate come: “…a Torino sono sfilati gli omosessuali” o battute del genere: “Se i gusti sessuali di An fossero stati più alternativi, gli italiani si sarebbero sciroppati piselli e viados”. Non è la prima volta che, per attaccare i propri avversari, Beppe Grillo utilizza metafore più vicine all’omofobia che all’umorismo: “… ma i giornalisti, questa casta di gente, la vera casta che c’è in Italia. Ve ne siete accorti, no? Migliaia di schiavi vergognosi, messi li a pecorina, a 90°. Una cosa indegna”. Stesso discorso per le persone transessuali, considerate soltanto come un dettaglio di colore in chiave, ovviamente, umoristica: “… Governo Prodi. Il portavoce Sircana è stato fotografato secondo fonti autorevoli su una strada piena di trans”.

L’eccezione

L’unica presa di posizione l’abbiamo letta in fondo a un articolo contro le dichiarazioni di Giancarlo Gentilini (Lega Nord), il quale ha proposto una “pulizia etnica dei culattoni”. L’immagine, nel post di Grillo, è di un sedere. Più in basso: “Vita dura per lo sceriffo tra puttane, culattoni e extracomunitari. Culattone è un termine vecchio, sa di stalla, di letame, di campi di concentramento nazisti, di detenuti con il triangolo rosa al petto. Suggerisco a Gentilini qualche altro termine per le prossime volte: finocchio, busone, checca, faggot, frocio, gay, bucaiolo, recia, invertito, culano, travestito, orecchione, maricon, biche, zia. O anche essere umano, cittadino italiano, persona con gli stessi diritti degli eterosessuali e, anche, dei celoduristi padani”. Ma i diritti degli omosessuali non si possono sbandierare solo per distinguersi dalle dichiarazioni razziste dei politici o dei cardinali di turno: vanno sostenuti con la grinta e la determinazione, qualità di cui Grillo dispone in abbondanza. La sua opera di paladino delle libertà dei cittadini sarebbe più completa se si facesse carico delle istanze di numerosi cittadini italiani, molti dei quali aspettano una legge che tuteli il loro diritto a vivere e amare liberamente.

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