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Il nostro Pacs? Primo, riconoscere le coppie

LE DOMANDE: Quale diritto vorresti riconosciuto per primo da una legge sulle coppie di fatto? Quale diritto metteresti al secondo posto e perché?

di , l'Unità, 19 dicembre 2006, p. 25

Abbiamo chiesto alle associazioni di costruire insieme a noi una possibile legge sulle unioni civili. La maggioranza ha messo al primo posto il diritto alla «dignità di coppia», al secondo l´assistenza al partner.

Se potessi scegliere, come vorresti una legge sulle unioni di fatto? Lo abbiamo chiesto alle associazioni omosex, invitandole a costruire con noi una normativa ideale.

AURELIO MANCUSO Presidente Lega Italiana famiglie di fatto Mi piacerebbe che il primo diritto che fosse riconosciuto sia quello di esprimere pubblicamente in modo chiaro e senza sotterfugi amministrativi, il mio amore. Con il mio compagno, con cui vivo da cinque anni, vorrei guardare in faccia lo Stato, ovvero il suo rappresentante delegato, mentre sancisce il nostro rapporto. L’amore non ha bisogno di sigilli burocratici, ma non ci sto a rimanere nell’ombra di un frugale e asettico registro rispetto alla pompa magna concessa all’unione eterosessuale. Il secondo diritto è quello di potermi prendere cura del mio compagno senza dover chiedere permesso ad alcuno. Lo voglio poter assistere, curare, amare, senza limiti ed ostacoli. Certo l’eredità, le questioni patrimoniali, la reversibilità della pensione sono ancora più importanti dal punto di vista giuridico, ma se mi fosse negato il diritto di cura ed assistenza mi sentirei davvero defraudato.

FRANCESCA POLO Presidente nazionale Arcilesbica Da una legge che disciplini le coppie di fatto mi aspetto di veder riconosciuto il diritto di reciproca assistenza dei partner (quindi assistenza in ospedale, visita in carcere, decisioni sulla salute,ecc ecc)e, in secondo luogo, il diritto di successione, per salvaguardare quanto costruito dalla coppia nella vita insieme da possibili ingerenze delle famiglie d’origine.

ANDREA BENEDINO E ANNA PAOLA CONCIA Portavoce nazionale Gayleft In primo luogo vorremmo veder tutelato da una legge il diritto alla dignità sociale: non si tratta di una questione teorica, ma delle fondamenta stesse della legge. Tale diritto consisterebbe nel fatto di essere riconosciuti dallo Stato come formazioni sociali meritevoli di tutela (in base all’art. 2 Cost.) e consiste secondo me nella base per il riconoscimento pubblicistico dei diritti. In secondo luogo vorremmo fosse tutelata la possibilità di lasciare in eredità i propri beni al proprio compagno o alla propria compagna, senza che venga riservata una quota di «legittima» alla famiglia d’origine, perché spesso è proprio nel momento della morte di una persona che la famiglia d’origine – con cui magari questa persona era entrata in cattivi rapporti in ragione della relazione affettiva che aveva scelto di vivere – si fa viva per vendicarsi sul partner facendosi forte della legge.

GIORGIO MORELLI Di’GayProject onlus Il diritto che pongo al primo posto, imprescindibile per qualsiasi legge di riconoscimento delle coppie di fatto, è quello di esistere come coppia e non come singoli facenti parte di una unione di fatto. Accettare una qualsiasi soluzione rivolta al singolo vorrebbe dire sminuire il valore della unione e digerire di essere considerati indegni e, pertanto, da censurare. Al secondo posto, vorrei riconosciute la reversibilità della pensione e le norme di tutela in caso di separazione. Questo sancirebbe la reale equiparazione e l’ampliamento delle competenze della legge sul diritto di famiglia fino a ricomprendere al suo interno tutti quei «nuclei affettivi» non ancora tutelati ma che caratterizzano la società moderna (convivenze gay ed etero, separati in attesa di divorzio ecc. ). Non sarebbe certo il PACS alla francese, ma pur sempre una dimostrazione di interesse e di considerazione da parte dello Stato.

PASQUALE QUARANTA Portavoce nazionale Salerno Pride Considero irrinunciabile in una legge sulle coppie di fatto in primo luogo il diritto all’assistenza sanitaria, sia per quanto riguarda il permesso di assistenza ospedaliera al mio compagno, sia per quanto riguarda la possibilità di prendere decisioni sulla sua salute nel caso di sua incapacità di scegliere. Mi terrorizza il fatto che qualcuno possa negarmi giuridicamente il diritto a prendermi cura di lui, perché una coppia non esiste solo nel benessere ma anche nella malattia, come recita il rito cattolico. Siamo una coppia anche davanti alla morte. In secondo luogo, poiché sto vivendo una relazione d’amore con un ragazzo Mauriziano, per me una legge sulle coppie di fatto omosessuali dovrebbe riconoscere gli stessi diritti che hanno le coppie eterosessuali quando sono unite dal vincolo del matrimonio, nel caso in cui uno dei due partner sia un cittadino extracomunitario. Oggi non è possibile per Iqbal (che è il nome del mio compagno) ottenere il permesso di soggiornare in Italia in quanto partner di un italiano. Per le leggi italiane il fatto che ci amiamo non ha alcuna rilevanza giuridica e non costituisce alcun titolo per ottenere autorizzazione a vivere nel nostro paese.

SERGIO LO GIUDICE Presidente nazionale Arcigay Al primo punto metto il diritto di essere considerati uguali di fronte alla legge. So di non potermi aspettare da questo Parlamento l’equiparazione fra coppie gay o lesbiche e coppie etero, ma l’obiettivo, così piccolo ma così grande, della parità giuridica indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere rimane la mia guida ideale. Il secondo obiettivo, più pragmatico ma non per questo facile, è ottenere per la prima volta una forma di riconoscimento giuridico pubblico delle coppie omosessuali. Molti sarebbero disposti a concederci tutto il resto (dai diritti previdenziali a quelli successori, dal permesso di soggiorno per il partner ai congedi lavorativi) se fosse possibile farlo senza riconoscerci come coppie. Ma questo non è possibile (mente chi dice che contratti solo privatistici potrebbero risolvere tutti i problemi) né giusto: quello per cui stiamo lottando è il riconoscimento della dignità del nostro amore, e vale più della reversibilità della pensione.

ROSSANA PRAITANO Circolo Mario Mieli Cara Delia, capiamo il senso della tua inchiesta, ma noi non riteniamo possibile, in una situazione tale di scommessa al ribasso, scegliere priorità al ribasso. Per noi il contenuto della legge dovrebbe essere ormai soltanto «pari diritti».

LORENZO BIAGINI Gruppo pesce Roma «Vogliamo tutto» è il nostro slogan. In particolare mettiamo al primo posto il riconoscimento giuridico della coppia, con l’equiparazione totale nei diritti (e nei doveri), alla coppia unita in matrimonio. Al secondo posto la tutela giuridica e le sanzioni contro ogni forma di discriminazione e offesa di cui possiamo essere oggetto. Tuttavia abbiamo, in occasione della tua richiesta, interpellato i nostri iscritti. C’è chi mette al primo posto i diritti patrimoniali (in particolare il diritto alla reversibilità della pensione e all’eredità) e al secondo il diritto a non subire discriminazioni di alcun genere (quindi una legge anti-discriminazione mirata per i gay, le lesbiche e persone trans). Ancora: alcuni hanno posto l’accento sul diritto all’adozione, altri (come me) sul diritto di assistere il partner in caso di ospedalizzazione. Non basta, altri vogliono il diritto alle tutele sul lavoro dove spesso per noi, tanto più se in coppia, nascono forme di discriminazione varia, dal mobbing, al ricatto al licenziamento anche se «apparentemente» per altri motivi. Mi sembra chiaro che il nostro approccio è più lineare di ogni tentativo prodotto, con mille distinguo, dai politici di qualunque schieramento: non vogliamo essere discriminati, vogliamo solo essere uguali. Bastano due articoli di legge e il gioco è fatto: uno che sancisca l’uguaglianza sulla base dei principi della Costituzione e l’altro che vieti ogni forma di discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere. Sarebbe questa la tanto temuta «deriva zapaterista»?

AGATA RUSCICA Responsabile Gayleft Sicilia Sono lapidaria. Diritto 1: assistenza in ospedale. Diritto 2: reversibilità della pensione.

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