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Intervista a Piergiorgio Paterlini

Una piacevole chiacchierata sui ruoli che ricopre il matrimonio gay.

di , Gay.tv, 21 dicembre 2004

Piergiorgio Paterlini è autore della raccolta di racconti di coppie omosessuale Matrimoni (Einaudi).

Piergiorgio, perché hai scelto di intitolare “Matrimoni” questi microromanzi di coppie omosessuali?
Perché non ho scritto un libro sociologico, no. Ogni cosa viene vista dagli occhi dei protagonisti, in soggettiva. Mi sembrava che il tratto dominante, il tratto che ha fatto poi da discrimine a queste storie, è che le coppie si consideravano sposate a tutti gli effetti! Così Matrimoni era la parola più sintetica, più efficace a rappresentare questa sensazione soggettiva prevalente del libro. Nella scelta del termine c’è una forzatura, consapevole, se vuoi un po’ polemica, implicita in qualche misura…

Perché scrivi che il “matrimonio” omosessuale esiste da quando esiste l’omosessualità? Mi sembra che questo termine sia improprio se applicato anche a realtà storiche, riti e istituzioni le più diverse che nel corso della storia – anzi delle molte storie possibili o anche impossibili – davano forma, significato sociale e simbolico alle unioni fra persone del medesimo genere.
Qui la forzatura è ancora più evidente ma sempre consapevole. Se vogliamo essere rigorosi, il matrimonio come lo pensiamo noi oggi non equivaleva, in passato, a unione d’amore. Questa è un’invenzione letteraria molto recente. Pensa che nell’Ottocento la passione non aveva niente a che fare con il matrimonio! C’era una distinzione molto netta tra grande passione e matrimonio. Il mio libro, alla fine, racconta storie d’amore. Ho fatto questa scelta. Trovo che aggrapparsi alla fedeltà storica o antropologica fino all’estremo, perfino all’etimologia, sia il più sottile degli alibi per rifiutare questa realtà, l’ultima barriera da demolire. La lingua è una realtà viva, che si muove, che cambia, tutti i linguisti la pensano così. Se poi bisogna cambiare lo Zingarelli ogni anno… La lingua si muove con noi. Può darsi che anche la parola matrimonio cambierà in futuro, sperimentando nuove forme di famiglia, di convivenza e chiarendo in noi stessi cosa cerchiamo, cosa stiamo costruendo, uscirà qualcosa di nuovo. Ma al di là del rigore, quindi, la parola che più si avvicina alle realtà che ho descritto era ed è proprio Matrimoni.

Mettiamo che non sia un alibi. Te la sentiresti di avanzare una proposta alternativa di uguale dignità che tuteli i diritti specifici del caso e sia al contempo rappresentativa e simbolicamente significativa per le coppie omosessuali?
Magari! Il saggio finale che ho inserito nel libro è proprio un augurio per trovare davvero nuove forme di famiglia, nuove forme di coniugazione di questo grande mistero che è l’amore e il sesso. Penso che ci sia proprio il bisogno di mettersi lì, gay ed etero, a trovare nuove forme. Ma non si potrà mai fare questo passaggio se, prima, non sarà riconosciuto il matrimonio omosessuale. Mi riferisco sia al matrimonio religioso che civile.

Dove si collocano le differenze significative tra le persone, le coppie, gli amori… ?
Ho sempre pensato che le differenze vere tra le persone, e parlo di differenze sessuali e affettive, non generiche, non siano nell’essere gay o etero anche se siamo stati abituati a pensare che il mondo è diviso in gay ed etero! Non che questa differenza non ci sia, ci mancherebbe, il problema che sembra la più rilevante, anzi l’unica. Mentre non solo non è l’unica ma forse è la meno rilevante di tutte. Quella che meno ci dice su come siamo fatti sessualmente psicologicamente, su cosa desideriamo per essere felici.

Nuovi schematismi, nuove gabbie?
Sì, perché no? Non ho paura delle categorie, delle gabbie. Bisogna sapere chi sei e i gruppi sono significativi per capire chi siamo. Ho paura delle gabbie “sbagliate”, così come delle domande sbagliate o peggio spesso mai poste.
Il mondo – questo è rilevante e sicuro – è diviso in maschi e femmine. Poi le altre differenze riguardano aspetti della sessualità e dell’affettività che non consideriamo mai: chi si innamora a prima vista e chi no, chi è monogamo (nel senso psicologico del termine non ideologico o di scelta di vita) e chi non lo è… e via di questo passo. Rispetto a questi grandi temi e grandi misteri, ognuno dei quali va a definire un “gruppo sessuale-affettivo” non sappiamo nulla ma di sicuro essere gay o etero non significa niente. Rispetto alle coppie-famiglie, allora, la vera differenza non sta fra coppie gay e coppie etero, ma fra chi si vuole sposare e chi no, chi crede a una qualche forma di matrimonio e chi non ci crede, chi sceglie di sposarsi e chi di essere single…
Ma non si potrà mai arrivare a questa affascinante ricerca – che mette sullo stesso piano ancora una volta gay ed etero, senza qualcuno più avanti o qualcuno più indietro, senza specificità particolari – fino a che ci saranno persone discriminate.

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