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Intervista a Jean Vilbas

Omosessualità e religioni: nasce in Francia “Eglise Alliance”. Intervista Jean Vilbas, teologo e presidente di questa piccola Chiesa indipendente di Lille.

di , Tempi di Fraternità, agosto-settembre 2005, pp. 32-33

Alza le mani all’altezza delle orecchie e con due dita unite, l’indice e il medio, mima le virgolette alte: «Prima di fare “coming out” un caro amico mi scrisse: “Caro Jean, ci conosciamo da oltre dieci anni, non posso tacerti che amo un uomo e sono felice di vivere con lui. Se sei davvero mio amico dovrai conoscere e comprendere questa realtà, accettarmi così come sono…”. Mio Dio, esclamai, non sono l’unico uomo al mondo a desiderare un altro uomo! Mi feci coraggio, ero curioso e al tempo stesso un po’ impaurito di entrare in casa loro: chissà cosa mi girava per la testa! Erano due uomini che si amavano, semplicemente. Vederli insieme mi ha dato la forza di pensare che anch’io avrei potuto vivere con un altro uomo sotto lo sguardo amoroso di Dio».

Qualche anno fa Jean Vilbas aveva cercato di capire quale fosse la sua vocazione, aveva cercato un Dio differente da quello che i suoi genitori gli avevano descritto. «I miei erano cattolici conservatori – dice Jean – andavano a messa ogni domenica ma non mettevano Cristo al centro della loro vita gli altri sei giorni della settimana». Il suo camino lo conduce a Cristo attraverso una chiesa battista, poi verso una chiesa riformata. «Ma in alcune di queste chiese – spiega – non ho potuto rendere visibile una parte importante della mia personalità perché non la comprendevano». Così decide di studiare teologia e di fondare, con alcuni amici, Eglise Alliance nella sua città, Lille, nel nord della Francia. «Si tratta di una piccola chiesa cristiana indipendente che accoglie le persone omosessuali e non chiede loro di scegliere tra l’amore e la propria fede. È una risposta pastorale al bisogno di trascendenza dei cristiani gay francesi esclusi dalla Chiesa ufficiale».

Cristiani gay o gay cristiani, Jean?
«Per me è prioritario l’essere cristiani, l’orientamento sessuale viene dopo. Perché non ho scelto di essere omosessuale mentre ho scelto Cristo. È lui il motore della mia militanza gay nella Chiesa». Quella di Jean è una Chiesa di tipo battista “confessante” nel senso protestante nel termine: «Noi accogliamo come membro della Chiesa ogni persona che crede in Gesù e nel Signore; prendiamo posizione pubblicamente sui temi della vocazione cristiana delle persone omosessuali, del ministero di pastori gay e pastore lesbiche, delle benedizioni delle coppie omosessuali. Collaboriamo con l’associazione Rendez-vous Chrétiens, un gruppo di studio biblico di Lille, e con il Centro gay-lesbico di Lille. Partecipiamo anche ai Gay Pride! Alcune persone di Eglise Alliance partecipano anche a questi due gruppi di Lille. In questo modo testimoniamo la nostra fede a più livelli: nei gruppi omosessuali, nelle chiese, nella società».

A quale teologia fa riferimento Eglise Alliance?
«La nostra teologia è in costruzione. Siamo di tradizione evangelica, mettiamo al centro Gesù, la santa Scrittura e l’esperienza spirituale di ciascuna/o. Crediamo nella pluralità, nella diversità di convinzioni e scelte di vita. È una teologia contestuale, aperta, che dialoga, che critica e si fa criticare dal mondo in cui nasce. A livello strutturale, invece, la Chiesa è democratica e non clericale. Le decisioni vengono prese dall’assemblea dei credenti non da un pastore o da una pastora e la predica è affidata a turno ai membri della comunità».

È una “Chiesa gay”?
«La nostra “proposta” di Chiesa interessa sia le persone omosessuali che le persone eterosessuali, tutti coloro che desiderano un’esperienza di Chiesa diversa, una Chiesa che rispecchi le differenze del genere umano. Alle volte ci dicono che questa è solo la Chiesa dei nostri sogni. Io penso che sia vero. Ma non vogliamo essere un ghetto, così ci apriamo a tutti, invitando anche predicatori esterni. Abbiamo contatti con una Chiesa simile alla nostra che ha sede in Montpellier: la Metropolitan Community Church (MCC), dedicata esclusivamente alle persone GLBT. Noi stiamo discutendo sull’adesione alla MCC. Il fatto è che la nostra Chiesa si fonda sulla persona di Gesù, non soltanto sulle persone omosessuali, si fonda sul fatto che Gesù accoglieva tutti senza preferenze di persona. Così la nostra identità non si fonda né sui dogmi, né sui sacramenti ma sul fatto che siamo stati accolti da Gesù: Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio (Rm 15, 7)».

C’è qualche legame tra Eglise Alliance e il movimento delle comunità cristiane di base?
«No, nessun legame ufficiale. Le comunità di base nascono in un contesto cattolico, noi no. Tuttavia ci ispiriamo a queste realtà...».

Quali riserve restano in Francia nei confronti delle persone cristiane e omosessuali?
«Comunemente i cristiani gay sono visti dagli altri cristiani con diffidenza ed è anche questo un motivo per cui il “mercato gay” non ci corteggia. Nella comunità gay, generalmente, si pensa che siamo contro il piacere, che siamo moralisti, ecc. In effetti alcune associazioni sono così, non faccio nomi… È importante sapere però che ci sono altri movimenti di gay cristiani che coltivano una cultura del silenzio e restano nascosti nella Istituzione. Questi gruppi fanno un buon lavoro di accoglienza, mettono in discussione l’insegnamento del Magistero ma fino a un certo punto. Non si sono ancora pronunciati, ad esempio, sui matrimoni gay o sulle adozioni».

L’Eglise Alliance oltre a celebrare benedizioni di coppie omosessuali ha elaborato anche un programma di preparazione della coppia alla benedizione: puoi parlarmene?
«È una specie di corso prematrimoniale. Sai, su questo argomento abbiamo discusso tanto. Ci chiedevamo: dobbiamo riservare queste benedizioni solo ai membri della nostra Chiesa o dobbiamo benedire qualsiasi coppia ne faccia richiesta? Ciò che ci ha spinti a scegliere la seconda soluzione è stata la convinzione che la benedizione non si rifiuta a chi la desidera. Ogni coppia però, prima di ricevere la benedizione, segue con noi un cammino di base cristiana».

Cosa intendi per “benedizione”?
«Intendo un “dire bene” della coppia. Le persone omosessuali hanno bisogno della parola benevolente di Dio che accompagna la loro relazione. La benedizione permette, allo stesso tempo, di presentare la coppia alla comunità riunita per la celebrazione. È la comunità che dà la sua benedizione con l’”imposizione delle mani” ad esempio o con la preghiera dei testimoni ai partner. Il rito può essere personalizzato secondo i desideri della coppia ed è spesso ricco di simbologia».

Qual è la posizione di Eglise Alliance nei confronti della Chiesa “ufficiale” francese? Noncuranza, invito a cambiare atteggiamento nei confronti delle persone omosessuali oppure invito agli omosessuali credenti a scegliere la vostra Chiesa?
«Nessuna delle tre. Con la Chiesa francese siamo in “comunione libera”, non so se mi capisci…».

No, spiegami.
«Con l’espressione “unione libera”, in Francia, si intende una sorta di “concubinaggio” non riconosciuto dallo Stato. È una battuta! Sviluppando meglio il discorso posso dirti che abbiamo deciso di lavorare all’esterno perché rimanere “dentro” le Istituzioni significava doversi spendere in un impegno politico e strategico molto laborioso. Abbiamo preferito spenderci con le persone testimoniando sul campo, dando un esempio differente di vita. Personalmente non sono contrario al primo tipo di lavoro, il fatto è che potremo vederne i frutti solo nelle prossime due-tre generazioni, ci vuole molto più tempo! Le posizioni ufficiali sull’omosessualità restano le stesse per anni e anni ma sul campo, anche in ambito locale, c’è una buona collaborazione… a patto che si taccia ogni cosa! L’anno scorso abbiamo organizzato un incontro nazionale con i gruppi cristiani gay e abbiamo scelto un luogo cattolico per farlo. Il responsabile della sede era favorevole, però doveva chiedere il permesso al suo vescovo. Il vescovo ce lo ha dato, il permesso, ammonendo: “Passi per questa volta!”. Noi non perdiamo il tempo a criticare questo tipo di atteggiamento, ci limitiamo a testimoniare il nostro discorso cristiano con la nostra vita. Si può combattere un errore scontrandosi frontalmente con esso ma si può anche combattere un errore dicendo la verità, testimoniando un essere Chiesa differente. Noi proviamo a vivere secondo questa verità. E poi non ho intenzione di passare la mia vita a discutere di gente con posizioni radicali».

La Francia, a tuo avviso, è più laica dell’Italia?
«Si sente meno il peso del Vaticano ma anche la Chiesa protestante accoglie gay e lesbiche solo se invisibili. Ci ripetono che le benedizioni omosessuali non devono confondersi con il matrimonio eterosessuale, restano ancora molte riserve sul fatto che gay e lesbiche possano essere buoni pastori. Ho notato, però, che la Polizia italiana ha nei suoi uffici il crocifisso inchiodato al muro, come negli Stati confessionali… Questo, in Francia, sarebbe assurdo».

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Immagini dell'articolo:

Matrimonio gay © Reuters
Un matrimonio gay in una chiesa di Toronto, in Canada © Reuters

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