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La storia di don Fabrizio

Aveva scelto la Puglia come terra di missione, dopo 12 anni il vescovo l’ha allontanato Gli ex parrocchiani: "Non lo dimenticheremo". Da settembre nuovo incarico "a casa". Imam e carcerati sull’altare. A Bergamo il prete di frontiera.

di , Corriere della Sera, 23 agosto 2004

DAL NOSTRO INVIATO / RIGNANO GARGANICO (Foggia) – Arrivò dodici anni fa da Bergamo, che pareva appena uscito dal seminario. Si presentò dicendo: «Sappiate che la mia missione è anche dar voce agli emarginati». E sull’altare ha portato, tra gli altri, un imam, ex detenuti, prostitute, un giovane gay. Per ben due volte la sua auto è stata data alle fiamme. E più volte qualcuno ha denunciato alla Curia il suo operato di frontiera. Adesso il nuovo vescovo ha detto «basta». E don Fabrizio è stato allontanato. Tornerà a Bergamo.

Quando arrivò aveva trent’anni appena compiuti, la prima cosa che don Fabrizio Longhi fece appena diventato parroco di Santa Maria dell’Assunta, la chiesa di Rignano Garganico, fu di far suonare le campane. Non per celebrare il proprio arrivo, s’intende, ma per far capire alla comunità dei 2500 di Rignano di che pasta era fatto il «parroco ragazzino», come lo definì una delle donne che curava la pulizia della chiesa.

Via dunque le campane elettriche e quel loro din don dan da chitarra acustica che con Rignano c’entrava un bel nulla. «Da oggi si torna alla campana della chiesa fatta suonare tirando la corda», disse don Fabrizio. E richiamò in servizio il campanaro «storico» del paese, Tonino Vigilante.

Una scelta che sottrasse Tonino all’intristimento, e che probabilmente gli regalò altri vent’anni di vita, e piacque ai parrocchiani, anche ai meno osservanti, che già la domenica successiva in chiesa erano più numerosi e attenti.

Ma questo ritorno alla tradizione fu il primo e unico atto «conformista» del giovane prete bergamasco «missionario» in terra di Puglia. Da quel giorno in cui tornarono i rintocchi originali delle campane, a Rignano le messe, le omelie e le iniziative parrocchiali non furono più le stesse. Cambiò il linguaggio, cambiarono i rapporti tra la parrocchia e i fedeli, cambiarono anche i paramenti sacri durante le celebrazioni: don Fabrizio a volte li indossava, a volte no, preferendo la stola colorata donatagli da un missionario africano o i foulard che gli regalavano gli immigrati dei centri di accoglienza.

«Stranezze», all’inizio. Ma accompagnate da una predicazione appassionata, fervida, trascinante, che non ci mise molto a convincere i «diffidenti» rignanesi. Don Fabrizio diventò per tutti Fabrizio. Il paese cominciò ad amarlo, poi lo adottò, infine ne fece il proprio punto di riferimento. E non lo ha mai messo in discussione, nemmeno quando la curia cominciava a lamentarsene, perché don Fabrizio stava diventando «ingombrante» con quelle prostitute e quei musulmani e quegli ex detenuti che salivano sull’altare a «concelebrare» la messa con lui.

E in quali solenni occasioni. A Pasqua, a Natale, il giorno del santo patrono. Una volta ha invitato persino l’imam della moschea romana di Monte Antenne, poi espulso dall’Italia per decisione del ministro dell’Interno a causa di alcuni interventi che sono stati giudicati di istigazione alla violenza. Ma don Fabrizio non poteva sapere cosa avrebbe detto e fatto quell’imam dopo la partecipazione alla messa di Rignano. «L’ho invitato qui perché le persone e le religioni devono dialogare tra loro – disse don Fabrizio -, la sfida e la guerra non servono a niente».

La curia però lo teneva d’occhio. E a Natale scorso, il vescovo, monsignor Michele Seccia, lui sì, si è sentito «sfidato» dall’ultima scelta di don Fabrizio, affidare l’omelia a una ragazzo salernitano di 21 anni, Pasquale Quaranta. Un gay. Che davanti al «popolo di Dio», la notte di Natale, con un sorriso disse: «Sono un gay credente… vi chiedo di non giudicarci male, noi gay e lesbiche, se rivendichiamo il diritto di vivere pienamente la nostra vita, anche sul piano affettivo e sessuale».

Con Pasquale, c’era anche sua madre, Adelaide che, sollecitata da don Fabrizio a intervenire commosse la folla. «Vogliate bene a questi figli», disse mamma Adelaide.

Troppo. Monsignor Seccia decise il trasferimento di don Fabrizio: «Che se ne torni in quel di Bergamo…». E così sarà.

Don Fabrizio, il prete effervescente e «scomodo», loquace e determinato, sempre pronto alle uscite pubbliche in qualità di responsabile regionale del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, si è chiuso in uno strano silenzio. Per osservare il voto di obbedienza, certo. Ma fino al momento di invitare un gay sull’altare, don Fabrizio aveva forse «obbedito»?

Nulla, né a questa, né ad altre domande hanno voluto rispondere don Fabrizio e i suoi amici e collaboratori più stretti. Per settimane. Una breve vacanza all’estero e poi telefonino spento e porta sbarrata. Tanto che prima dell’ultima messa, per celebrare un funerale, in paese hanno dovuto chiamare un altro prete perché don Fabrizio non si trovava.

Si è rifatto vivo pochi giorni fa, per celebrare la sua ultima messa a Rignano. Alla presenza del suo vescovo, quello che ha deciso di rispedirlo a Bergamo, don Fabrizio ha ammesso di aver commesso alcuni errori, anche se non ha detto quali. E il vescovo, coram populo, ha avuto per lui un atteggiamento paterno. Fuori dalla chiesa, uno striscione del comitato cittadino che era sorto per «difendere» don Fabrizio e impedirne il trasferimento. «Rignano saluta l’asinello del Signore», diceva lo striscione. «Cioè ci siamo arresi alla volontà del vescovo, ma non lo dimenticheremo», diceva più di uno. «Ssss… nessuna resa, semmai ci siamo rimessi alla volontà di Dio – l’ha rimproverato una donna -, e forse anche a quella di don Fabrizio». La controreplica: «No. Ci siamo arresi, compreso don Fabrizio, e il vescovo ha vinto». Quella di Rignano Garganico, da oggi, non è più una comunità unita.



DA BERGAMO ALLA PUGLIA

Don Fabrizio Longhi è nato a Bergamo il 18 luglio 1961. È stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1986. Dodici anni fa ha scelto la Puglia come «terra di missione». È diventato parroco di Santa Maria dell’Assunta, la chiesa di Rignano Garganico, in provincia di Foggia. Il primo atto fu quello di richiamare in servizio il campanaro.

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don Fabrizio Longhi, parroco di Maria Santissima Assunta a Rignano Garganico, 25 dic 2003 (diocesi di San Severo, Foggia) © p40.it

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