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L’amore gay e un’omelia di troppo

La cerimonia di Natale affidata a un omosessuale. Non si può giudicare la sessualità ma la fede deve tenere conto della dottrina.

di , il Resto del Carlino, 27 dicembre 2003, p. 4

Fuad ed Ezra si amano. Il che non sarebbe niente se non fossero due uomini, e per di più uno palestinese e l’altro israeliano. Ma anche questo rientrerebbe nella norma (si fa per dire) se il palestinese Fuad non stesse per essere cacciato da Israele perché privo di permesso di soggiorno, e a casa non lo aspettassero per fargli la pelle. Un po’ perché amante di un nemico, Ezra, e un po’ (soprattutto) perché gay.

A conferma che persino a Natale nella terra che ha visto nascere Gesù, continuano a crescere fiumi di odio etnico e religioso, e adesso pure sessuale. Una miscela in cui i discepoli di Allah, con tutto il rispetto, sembrano eccellere. Come quando vogliono lapidare l’adultera in Nigeria, o strappare gli occhi al gay in Palestina. Perciò speriamo che Gerusalemme non espella Fuad, e gli salvi la vita. Nel mondo tanta gente si sta mobilitando, in tantissimi hanno scritto a Sharon perché conceda al giovane il permesso di soggiorno, e appena troviamo l’indirizzo scriviamo anche noi. Quel che è giusto, è giusto.

Perché, sul problema degli omosessuali è bene intendersi una volta per tutte. Laicamente. Nessuno, infatti, crediamo sia autorizzato a giudicare la sessualità di un’altra persona. O addirittura a punirla. Ci mancherebbe.

È altrettanto certo, però, che il sistema giuridico e religioso che ruota attorno alla coppia naturale composta da un uomo e da una donna da cui nascono pure dei figli (!), non possa essere applicato ad una situazione diversa. Che merita diritti, doveri e garanzie specifiche. In Italia e dovunque. Peccato che da noi questo succeda, almeno in larga misura, mentre in gran parte del mondo la diversità finisca per portare sul rogo. A conferma, sia detto per inciso, di una superiore tolleranza della cultura giudaico-cristiana. Attenzione, però. Tollerare, capire, non significa ostentare.

Dunque, se è giusto salvare Fuad, è anche doveroso criticare il parroco di Rignano Garganico che ha affidato l’omelia della notte di Natale a Pasquale, un giovane gay. Dice che la gente lo ha ascoltato con grande comprensione. Certo. Mica siamo alla Mecca. Ma la testimonianza di cristianità di un gay doveva essere esibita proprio nel giorno in cui si ricorda l’origine del cristianesimo, una religione ovviamente, legittimamente e (visto quello che succede altrove) pacatamente contraria all’omosessualità? Per il sottoscritto, no. Perché è giusto rispettare la fede di Giovanni. Ma anche il giudizio negativo che quella fede dà di Giovanni. Senza cavare gli occhi a nessuno.

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