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L’uomo che Gesù amava

A differenza delle biografie o delle storiografie antiche, il genere Vangeli, scrive l’autore, «richiede da parte del lettore un’attività creatrice che implica discernimento spirituale e una costruzione immaginativa».

di , 1 giugno 2004

L’uomo che Gesù amava, un Gesù amoroso oltre i tabù, tra politica e visione. Diversamente che nella pellicola della Passione secondo Mel Gibson, con litri di sangue e di pesante trucco per mostrare due ore di torture e necrofilia con il plauso del Vaticano, Gesù sta decisamente meglio con i gay, con i “peccatori” e con i suoi amici più sensibili e riflessivi.

Questo libro trae origine dallo studio The Man Jesus Loved di Theodore Jennings, pastore della Chiesa metodista americana, dalla cui lettura abbiamo tratto ulteriori riflessioni per un’analisi dell’umanità e dell’orientamento sessuale di Gesù. Si tratta di sapere innanzitutto di quale Gesù si parli, perché esistono numerose figure di Gesù.

L’ipotesi fondamentale è che il personaggio-Gesù che ci viene presentato nel vangelo di Giovanni avesse un amico speciale, non solo un amico del cuore ma un vero e proprio boy-friend. Benché non venga mai nominato, sarebbe quell’uomo che durante l’ultima cena poggiava il capo sul petto di Gesù, in segno di evidente affetto fisico.

A differenza delle biografie o delle storiografie antiche, il genere Vangeli, scrive l’autore, «richiede da parte del lettore un’attività creatrice che implica discernimento spirituale e una costruzione immaginativa».

I riferimenti ad Alfredo Ormando, suicidatosi in Vaticano, e le interviste di Pasquale Quaranta rendono più significativa e rilevante, per la situazione europea ed italiana in particolare, la possibilità di un Gesù davvero intrepido, umano e virile perché non sessuofobico, non clericale e non paranoico-sacrificale.

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Immagini dell'articolo:

L’uomo che Gesù amava
Gianni De Martino, L’uomo che Gesù amava, Fabio Croce Editore 2004.

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