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Matrimoni

Continua l’inchiesta sui matrimoni omosessuali. Un libro di Piergiorgio Paterlini, ne racconta storia e dinamica.

di , Gay.tv, 20 dicembre 2004

Ma le persone omosessuali, oggi, vogliono il matrimonio?

Alcune sì, “per principio”, ma non si sposano. Vogliono avere anche loro, esattamente come le persone eterosessuali, il diritto a non usare una legge. E non di essere obbligate a non poterne usufruire.

Altre persone omosex, invece, sognano il matrimonio. E si sposano. “Con un rito laico fra amici, con un rito religioso benedetto da un prete (magari da una suora), o senza rito alcuno. Ma si sposano. Mettono su casa insieme”.

Per Piergiorgio Paterlini, autore di Matrimoni per Einaudi (2004), gli omosessuali “si sono sempre sposati, in realtà […] Il matrimonio omosessuale esiste da quando esiste l’omosessualità, dalle origini del mondo” (dall’introduzione al testo).

“La ricerca della stabilità dei rapporti, della costruzione di una famiglia, di una coppia, di un matrimonio, di una sessualità non disgiunta dall’affettività, tutte queste cose sono sempre esistite tra gli omosessuali” (dal saggio I promessi sposi, pp. 176-194).

Secondo Paterlini “quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio passaggio epocale, della cui portata non solo fatichiamo a renderci conto, ma dagli esiti difficilmente prevedibili, non solo per gli omosessuali. Parlo di mutamento culturale, del costume, di mutamento sociologico, antropologico, etico. Di un passaggio paragonabile – ma dalle conseguenze ancora più dirompenti e imprevedibili – a quello degli anni Sessanta, con la nascita e l’esplosione, in tutto il mondo occidentale, del ‘movimento omosessuale’. Che chiedeva visibilità, diritto a esistere alla luce del sole, e rivendicava con orgoglio la propria diversità, la propria non omologazione al modello eterosessuale. Non normalità, non tolleranza, non integrazione. Ostentazione fiera di alterità” (p. 180).

Cosa desiderano, oggi, gli “omosessuali moderni”?

Natalia Aspesi, su la Repubblica del 9 novembre 2001, scriveva: “Hanno voglia di attaccarsi, di avere figli, sognano il grande amore, non sono libertini, spesso sono cattolici praticanti, hanno ruoli paritari, sia nel sesso che nella vita di coppia, non sono effeminati, se uomini, o mascolini, se donne. Sono gli uomini gay, le donne lesbiche di oggi”.

Per Paterlini “hanno un fondamento… – comunque le si valuti e da qualunque parte provengano – le accuse agli ‘omosessuali moderni’, di ‘resa’, di appiattimento sul modello eterosessuale, di voler riprodurre proprio quella famiglia che li ha repressi, di aver rinunciato a inventare forme nuove, originali di unioni, amore, sessualità. Hanno un fondamento, ma con due precisazioni:

1) è difficile far sembrare vecchio, invece di rivoluzionario e liberatorio, ciò che è stato impedito per millenni; insomma, una giovane coppia eterosessuale che si tiene per mano e si bacia al supermercato non rappresenta sicuramente la rivoluzione; ma se a baciarsi e a tenersi per mano nello stesso supermercato sono due ragazzi di diciotto anni, la cosa assume un altro aspetto e prende decisamente un altro significato;

2) lottare per ottenere pari diritti, o – che è cosa diversa, naturalmente – aspirare a sposarsi per due persone dello stesso sesso non significa automaticamente o necessariamente riprodurre il modello di famiglia tradizionale. Il desiderio di sposarsi e la sperimentazione di modelli nuovi (ruoli, sessualità, fedeltà-infedeltà…) non sono affatto in contraddizione” (p. 183).

Perché le coppie omosessuali sono costrette a partire da zero e “puntano a incassare, oggi, prima di tutto, alcuni diritti basilari. Impelagarsi in una disputa sul ‘diritto al matrimonio’ quando non si ha nemmeno il diritto di andare a trovare il proprio partner in ospedale sembra a molti una scelta suicida. Ma oggi. Domani è un altro giorno” (p. 192).

Ma dopo? Una volta che le persone omosessuali avranno ottenuto diritti specifici e medesima dignità?

“Ci saranno coppie eterosessuali – scrive Paterlini – che credono nel matrimonio religioso, o in quello civile, o nella convivenza pura e semplice o nemmeno in quella. E coppie omosessuali che credono nel matrimonio religioso, o in quello civile, o nella semplice convivenza o nemmeno in quella. Nei primi due casi, quelle coppie omosessuali saranno riconosciute nel loro desiderio di sposarsi? A quel punto verrà il bello. Sarà in quel momento che esploderà la richiesta di matrimonio. E ci si chiederà se si tratterà di voglia di rivincita rispetto a una millenaria esclusione o di legittimo desiderio e scelta di valore. In ogni caso sarà allora che si noterà in tutta la sua rilevanza questo almeno apparente paradosso: omosessuali e lesbiche che chiedono con forza il matrimonio proprio nel momento in cui il matrimonio eterosessuale sembra all’apice della propria crisi” (p. 193).

Matrimoni contiene dieci “microromanzi”.

Nel primo, Francesco e Roberto non si promettono amore “finché morte non ci separi”, no. Dicono l’un all’altro, raccontandosi in quotidianità, semplicemente: “Lui mi protegge anche dalla morte” (p. 20).

Nel secondo, troviamo Edda e Ada. Sono cresciute col fascismo, con la guerra (agli inizi del 1943 erano due ragazze di 17 e 18 anni). Parlano della loro partecipazione al Pride, il World Gay Pride, nell’Anno Santo: “Il Paradiso. Ci è venuto un po’ da piangere per la commozione, poi ci siamo guardate in faccia e siamo scoppiate a ridere. Solo un po’. Era una cosa seria. A un certo punto, facendo finta di niente, stando in mezzo alla calca, ci siamo anche tenute per mano. Per cinque minuti. Che emozione! Un Paradiso” (p. 34).

Nel terzo, Patrizio e Filippo testimoniano la propria infedeltà: “Non c’è nessuno che sostenga davvero la monogamia. Cioè un solo partner tutta la vita. Si dice: un solo partner alla volta […] Insomma, a me, a noi, sembra incredibile. A sentirli parlare sono tutti fedeli, poi guardi meglio […] Noi siamo due infedeli. Apertamente infedeli. Ce lo siamo detti. Funziona” (p. 45).

Nel quarto, Tiziana – pensando all’amore che Barbara nutre per lei – dice: “La gente in genere non capisce, giudica. Non ascolta e non ama le storie complicate. Forse perché ha paura delle voragini che si potrebbero aprire nelle loro fragilissime esistenze, nelle fragilissime costruzioni che hanno tirato su” (p. 68).

Nel quinto, Angelo si innamora di Tommaso, prete a Napoli. L’amore respinto. “Respinti – dice Tommaso – dalla comunità ecclesiale, respinti – con nostro stupore e rabbia – dalla comunità omosessuale, molto simile alla chiesa cattolica: analoghe gerarchie, analoga pretesa di decidere i buoni e i cattivi, chi ha diritto di stare dentro e chi deve stare fuori, chi ai posti d’onore e chi ai margini. Di chiese così a noi ne era bastata una. E ci siamo ritrovati soli” (p. 76).

Altre storie parlano d’amore, l’Amore in cui confidiamo. Noi che confidiamo nelle persone che amano, sappiamo che dell’amore e della sua accezione “spirituale” si possono dire tante cose.

Il libro di Piergiorgio Paterlini invita a non banalizzare e tenere elevato il livello delle domande che si pongono le persone omosessuali, fino a oggi private di ogni modello specifico.

In Matrimoni ci sono esperienze anche “difficili” e meno ovvie, come quella raccontata nell’ultimo capitolo intitolato Eclissi di sole (pp. 157-172).

Cosa davvero pensano le persone dell’amore, cosa sacrificano per questo? A cosa, invece, non rinunciano?
Siamo fatti di idee che trovano riscontro solo nel mondo dei “pensieri elevati” oppure qualcuno, con coerenza e dedizione, si è incamminato verso questo pianeta così diverso dal quotidiano?

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