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Gay.TV: la tesi in onda ad "Open Space"

Originariamente edito con il titolo: “I gay e la liberazione online”. Il 21 dicembre 2006 Pasquale Quaranta ha presentato la sua tesi in diretta all’interno di “Open Space”, a partire dalle 23:00, in compagnia dei ragazzi e delle ragazze dell’iper-reality di GAY.tv

di , Gay.tv, 21 dicembre 2006

Il 21 dicembre 2006 Pasquale Quaranta ha presentato la sua tesi in diretta all’interno di Open Space a partire dalle 23:00, in compagnia dei ragazzi e delle ragazze dell’iper-reality di Gay.tv. Intervistato da Claudio, che ha rivelato di avergli scritto una e-mail anni prima chiedendogli consigli su una storia d’amore, Pasquale si è dichiarato amareggiato per la chiusura di Gay.tv: «Chiude la nostra tv – ha commentato – chiude la nostra tv…».


Intro dal sito di Gay.tv – più sotto un estratto della tesi.

Una tesi particolare quella cui ha lavorato Pasquale Quaranta per la sua laurea in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Salerno. Nell’affrontare la “rivoluzione internet” che ha cambiato per sempre la comunità GLBT di tutto il mondo, Quaranta si è concentrato sulla realtà italiana e ha dedicato un’ampia sezione al sito di Gay.tv e alla sua Community. Il suo lavoro, che ha attirato la curiosità di molti media, sarà presto pubblicato in un volume stampato. Pubblichiamo di seguito il passo 2.2 della tesi, dedicato dall’autore proprio al rapporto tra i nuovi media e la cultura gay.


di Pasquale Quaranta, Gay.tv, 26 dicembre 2006

Più di un miliardo di utenti nel mondo utilizza Internet, e ci sono circa due miliardi di abbonati al cellulare. I due terzi degli abitanti del pianeta possono comunicare grazie a un portatile, anche nei luoghi in cui non arriva l’elettricità. Si è così costituita una nuova forma sociale di comunicazione, certamente di massa, ma prodotta, ricevuta e vissuta individualmente. Secondo Castells (2006) è il momento dei nuovi media intesi come «media di massa individuali». Ovunque, i movimenti sociali se ne sono appropriati.

Ma non sono affatto i soli ad utilizzare questo nuovo strumento di mobilitazione e di organizzazione. A loro volta, i media tradizionali tentano di tenere il passo di questo movimento e, utilizzando la loro potenza commerciale e mediatica, stanno creando quanti più blog possibile intorno a loro. Tuttavia, i movimenti sociali e le ribellioni individuali hanno la possibilità di influenzare i grandi media, di controllare le informazioni, di smentirle all’occorrenza, o anche di produrne.

Secondo Rheingold (2002) la cosiddetta «mobilità intelligente» (smart mobs in inglese) si compone di persone in grado di agire di comune accordo anche senza conoscersi.


I gruppi di smart mobs collaborano secondo modalità che non erano mai state possibili, poiché gli strumenti di cui si avvalgono sono in grado sia di comunicare sia di elaborare i dati (p. 6).

I cambiamenti, anche sociali, sempre secondo Rheingold:

non saranno promossi da dirigenti di aziende già consolidate, ma piuttosto da figure marginali, da chi opera ai limiti della legalità, da neofiti e persino da gruppi di dilettanti. Specialmente da questi ultimi (p. 7).

Se è vero, come ha affermato McLuhan (1964), che «il medium è il messaggio», ovvero «il mezzo è il messaggio», allora potremmo ipotizzare che oggi, rispetto a un tema discusso come l’omosessualità, i nuovi media e le «mobilità intelligenti» rappresentino in modo più verosimile la realtà grazie ad alcune caratteristiche loro strutturali, come l’interattività.

Prendiamo ad esempio l’edizione web del quotidiano la Stampa e vediamo come questo sito, attraverso le sue pagine, ha raccontato il Gay Pride nazionale di Torino. Generalmente a un Pride i media danno risalto all’aspetto folkloristico della marcia, rappresentando su decine di migliaia di partecipanti soltanto una decina di travestiti.


Dieci prostitute brasiliane – spiega Dall’Orto (2006) – “vestite” con un filo interdentale! Io rispetto loro e il loro mestiere, però ne faccio un altro, e vorrei contare anche io. “Qualcuno” dovrebbe spiegare ai giornali che presentare sempre e solo quelle dieci persone è falsificare l’informazione.

E avviene, solitamente, che i telegiornali intervistino persone scelte a caso tra la folla – mai il portavoce del Pride – mentre i quotidiani, il giorno dopo, pubblichino le foto più stravaganti e artefatte, contribuendo a cristallizzare vari stereotipi.

Cosa cambia online grazie a un quotidiano come la Stampa? [...] L’interattività del sito ha permesso di ritrarre, se non proprio la realtà tout court, almeno una pluralità di punti di vista. [...] ulle differenze, anche strutturali, esistenti tra vecchi e nuovi media appare quanto mai appropriata la definizione di «intelligenza collettiva» formulata da Lévy (1994 e 2000).

Riconoscere alle persone l’insieme delle loro qualità umane e fare in modo che essi possano condividerle con altri per farne beneficiare la comunità: ecco l’etica dell’intelligenza collettiva, che mette l’individuo al servizio della comunità, ma per fare questo bisogna permettere all’individuo di esprimersi completamente – e al tempo stesso la comunità al servizio dell’individuo – poiché ogni individuo può fare appello alle risorse intellettuali e all’insieme delle qualità umane della comunità (Lévy).

Per Lévy, mediante questo sistema, ciascuno può prendere posizione, sviluppando una argomentazione assolutamente singolare.

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Pasquale presenta la tesi a GAY.tv con i ragazzi di "Open Space" © p40.it
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In studio (da sinistra): Alessandro, Matteo, Karol, Antonio, Pasquale, Claudio, Marco, Elisa © p40.it
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Elisa offre il caffè © p40.it
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Alessandro Cecchi Paone conduce "Open Space" © gay.tv
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