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Pacs e coppie di fatto, chi glielo dice al Papa?

Claudia Toscano, dell’Associazione genitori di omosessuali di Pescara, scrive a Natalia Aspesi, giornalista di Repubblica: “Che ne dice di andare di notte ad attaccare manifesti antipapisti, come ai tempi del Papa Re?”.

di , Il Venerdì di Repubblica, 29 dicembre 2006, n. 980, pp. 122-123

Io sono una madre dell’Agedo (l’Associazione di genitori di omosessuali) e mi ritrovo per figlio e relativo compagno due trentenni, esemplari sotto ogni aspetto, ma soprattutto inossidabili come coppia da dieci anni. Unico neo: sono troppo poco arrabbiati e troppo buonisti, le nostre lotte diventano della serie “armiamoci e parti”, per poi applaudirmi se torno vincitrice. Ritengono di fare abbastanza vivendo allo scoperto, con gioia e disinvoltura, la loro condizione. Io scrivo letteracce a giornalisti e politici, loro mi frenano dicendo che esagero; finirò per farlo di nascosto.

A parte ciò, la relazione tra noi è stupenda. Penso anch’io che trovare l’amore è sempre stato difficile per tutti, gay e lesbiche un po’ di più, fino ad oggi, ma che la vita è ancora più bella quando qualcuno di prezioso si raggiunge con fatica, che le difficoltà spesso sono dentro di noi e non negli altri che non ci capiscono, e che questo vale per omo ed etero, perché le questioni di cuore sono tutte uguali e tutte diverse. La ringrazio per il messaggio rassicurante che riesce a mandare alle persone in crisi, trattando omo ed etero allo stesso modo. Affettuosamente a calci nel sedere, se piagnucolano.

Domanda: con questo Papa che sta esagerando, che ora passa all’offesa definendo gli amori omosessuali “deboli e deviati” davanti a migliaia di persone, qualcosa dobbiamo fare. Il guaio è sempre lo stesso: riuscire a forare il muro di gomma di tutta la stampa, mi creda. Che ne dice di andare di notte ad attaccare manifesti antipapisti, come ai tempi del Papa Re?

Claudia Toscano, Pescara


Il problema non è il Papa, e neppure il Vaticano, che hanno il diritto di dire quello che la loro missione li obbliga a dire. Sarebbe sbagliato aspettarsi qualcosa di diverso: per questo, visto che si sa già come reagisce la Chiesa a ogni proposta che riguarda il sesso, basterebbe non dargli grande importanza, come quando non si ritiene notizia un cane che morde l’uomo.

Non mi pare che Zapatero si sia spaventato per gli anatemi vaticani; ha lasciato dire e ha agito non istituendo il matrimonio per gli omosessuali, ma semplicemente eliminando dall’articolo di legge le parole “donna” e “uomo”. Il problema italiano è che invece anche i politici più laici e magari sporcaccioni, perdono la testa non appena parlano il Papa o qualche cardinale. Qui si sta facendo un tale casino con i Pacs da essere diventati come sempre ridicoli, afferrandosi a stupidaggini quali la fine della famiglia, che a guardar bene, è spesso già di per sé il luogo più orribile della società.

Quanto a suo figlio e al suo compagno, sono buonisti, poco battaglieri, perché hanno risolto il loro problema e vogliono godersi la serenità. Tocca a lei arrabbiarsi e combattere, confessi che è un gran divertimento. Poi sa, anche la Chiesa cambia: nel bel libro Bolidi (Mondadori, pp. 295, euro 18), l’autore, Giorgio Boatti, ricorda come alla fine dell’800, con l’avvento della bicicletta, le gerarchie proibirono ai parroci lo sconveniente mezzo che poteva turbarli sessualmente, ritenendolo peccaminoso per la stessa ragione anche per le signore. Ovviamente hanno cambiato idea.

Natalia Aspesi

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