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Anna Paola Concia per l'Osservatorio Media e Omosessualità

“In attesa che il Parlamento si assuma le proprie responsabilità, i mezzi di informazione hanno il dovere di stigmatizzare la violenza omofoba”.

di , www.p40.it, 5 ottobre 2011

Care amiche e cari amici,
anche se purtroppo non mi è possibile essere con voi oggi, ci tengo a ringraziarvi per aver organizzato questo incontro che affronta un tema che mi sta particolarmente a cuore, perché sono fermamente convinta che il razzismo, l’omofobia e la xenofobia si combattano prima di tutto con le “parole” e poi con le leggi.

In una società in cui spesso le parole vengono usate con violenza per seminare odio e intolleranza, i media hanno una responsabilità fondamentale nel veicolare messaggi che alimentino la cultura del rispetto e della valorizzazione delle differenze.

La televisione e il Web rappresentano oggi un canale privilegiato per raccontare uno spaccato di società che spesso, soprattutto nella profonda provincia italiana, viene celato e nascosto.

In molte famiglie italiane, infatti, l’omosessualità viene conosciuta attraverso il racconto dei mass media e tramite questi viene giudicata. Penso in particolare a tutti quei giovani adolescenti che non hanno ancora il coraggio di dichiararsi ai propri genitori per paura di non essere compresi e che spesso per disperazione arrivano ad atti estremi come il suicidio. Parole diverse, più accoglienti e rispettose aiuterebbero soprattutto loro a sentirsi meno in colpa e più forti della loro identità.

Abbiamo ancora negli occhi il massacro mediatico che, durante la vicenda Marrazzo, ha travolto le persone transessuali, descritte da tv e carta stampata ossessivamente come procacciatrici di droga e prostitute.

Quanto quella vicenda ha alimentato esponenzialmente la transfobia nel nostro paese? Quanto ha danneggiato le giovani trans che non vogliono finire sulla strada, ma rivendicano il proprio diritto ad un lavoro?

Purtroppo il livello del dibattito pubblico sull’omosessualità e sulle differenze in genere nel nostro paese è troppo spesso di un’arretratezza imbarazzante.

Nei talk show televisivi si punta sullo scontro fra posizioni inconciliabili, dove l’offesa gratuita e l’aggressione verbale hanno la meglio, invece di favorire un confronto civile sulle questioni concrete.

Spesso protagonisti di questi dibattiti sono personaggi estremisti e integralisti, che utilizzano termini e argomenti vergognosi.

Anche per questo ho deciso di espormi e di partecipare alle trasmissioni televisive più popolari, attraverso le quali ho avuto la possibilità di raggiungere una fascia di pubblico e di persone che altrimenti non avrei mai avuto modo di incontrare.

Solo per fare un esempio, ecco che cosa mi ha scritto una ragazza su Facebook dopo che con mia moglie Ricarda ho partecipato a “Pomeriggio 5” per raccontare il nostro matrimonio: “Meravigliosa la lettera di tuo padre, è stato ottimo esempio. Ho costretto mia madre a guardare questo dibattito (notare che mia madre è omofoba) ma dopo aver visto il video del tuo matrimonio e la lettera di tuo padre si è girata verso di me dicendomi che aveva sbagliato tutto con me, che mi merito di essere amata e se è una donna a darmi questo amore lei è pronta ad accoglierla e accettarla. Grazie infinite Paola!”.

Non possiamo infatti dimenticare che l’omofobia prima di essere un problema giuridico e di sicurezza pubblica, è un problema culturale.

In attesa che il Parlamento italiano si assuma le proprie responsabilità e vari finalmente una legge che contrasti omofobia e transfobia, i mezzi di comunicazione italiani hanno il dovere e la responsabilità di creare le condizioni per cui, chi commette un atto di violenza omofoba o transfobica, si senta profondamente isolato nella nostra società.

Vi ringrazio ancora, tutte e tutti, per aver deciso di contribuire a questo importante dibattito.

Un saluto cordiale e buon lavoro,
On. Anna Paola Concia
Commissione Giustizia
Camera dei Deputati
Piazza San Claudio, 166
Roma – 00186

L’ Osservatorio Media e Omosessualità nasce come azione non formativa del progetto “Corso di educazione alle differenze affettive e sessuali” finanziato dalla Provincia di Roma (determina RU 8067 del 30/11/2010) e gestito dal Cirps Consortium e dal Dipartimento di ricerche filosofiche dell’Università di Roma Tor Vergata.

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