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Pedagogia rainbow

Due novità editoriali sulla omogenitorialità: un manuale educativo per la scuola e un testo multidisciplinare rivolto soprattutto agli studiosi.

di , Pride, giugno 2010, pp. 33-34

La recente uscita quasi in contemporanea di due nuovi libri italiani testimonia che l’omogenitorialità è ormai un tema attuale anche da noi. Il primo di cui ci occupiamo è promosso da Famiglie Arcobaleno, associazione che dal 2005 riunisce i genitori omosessuali e gli aspiranti tali. L’associazione ha finanziato e pubblicato con la casa editrice Il Dito e La Luna Il libro di Tommi. Manuale educativo su scuola e omogenitorialità.

La pubblicazione ha il patrocinio del comune di Torino e una prefazione dell’assessora alle pari opportunità Marta Levi che spiega così la scelta dell’amministrazione comunale di sostenere le politiche di genere in collaborazione con le associazioni del territorio e di “sdoganare l’omogenitorialità”: «Parlare dell’esperienza formativa e “nominare” l’omogenitorialità ha favorito la visibilità di queste famiglie».

Le autrici, Giuliana Beppato, psicologa, e Maria Tina Scarano, assistente sociale, vivono in famiglie omogenitoriali e sono anche socie fondatrici di Famiglie Arcobaleno. Giuliana nel 2008 si è sposata in Massachusetts (Usa) dopo diciassette anni di convivenza con la propria compagna, con la quale
ha avuto tre figli grazie alla procreazione medicalmente assistita. Maria Tina è co-genitrice (cioè mamma non biologica) di Michele Uriel e Nihad e vive con la sua compagna Terry nelle colline astigiane.

Il loro lavoro, in ragione del vissuto che testimoniano, può essere inserito a pieno titolo tra gli studi gay e lesbici. Si tratta di un contro-sapere correttivo della distorsione eterocentrica chiaro sin dalla prima pagina del libro in cui le autrici scrivono una nota di particolare interesse per un linguaggio rispettoso dell’identità di genere femminile: «Da sempre utilizziamo il maschile dando per scontato che questo includa anche il femminile; eppure, l’abitudine al “neutro” maschile previsto dalla lingua italiana spesso cancella la presenza delle donne che, a furia di essere date per scontate, quasi sempre finiscono per essere “impreviste”, “negate” o “assenti“». E ciò che non si dice, non esiste. «Per tale motivo», continuano le autrici, «questo libro, che è scritto e curato da due donne, utilizza per il 50% il femminile e per il 50% il maschile ovvero nel plurale utilizza il maschile e nel singolare il femminile (es. i bambini, la bambina; i genitori, la genitrice). Ciò permetterà anche agli uomini di provare quella strana sensazione che accompagna le donne fin da piccole e che ogni tanto anche da grandi le fa sentire, linguisticamente parlando, “invisibili“».

Il libro di Tommi invita a rivedere «un approccio educativo-didattico spesso ancora legato a un modello tradizionale di famiglia che in realtà da tempo è mutato». Le illustrazioni di Laura Monticelli aiutano a comprendere tale mutamento, documentato nel libro da un saggio della sociologa Chiara Bertone sulle “esperienze plurali di genitorialità” – i vari modi di “fare famiglia” (compresi i genitori soli) – e a superare gli stereotipi proponendo buone prassi utili non solo a chi ha genitrici omosessuali.

«Ad esempio, una nonna che ha portato la nipotina al parchetto le dice: “Guarda! Arrivano papà e…” si crea un momento di sospensione, di imbarazzo, al quale segue un silenzio oppure una soluzione rassicurante “… e Gianni!”. […] Il genitore potrà aiutare la nonna aggiungendo alla sua frase “e l’altro papà“». A ben vedere, a volte siamo «“senza parole” solo per la mancanza di conoscenza e di abitudine più che per un vero e proprio pregiudizio».

La psicologa Margherita Graglia risponde alle «domande più frequenti sulla genitorialità lesbica e gay» riportando i risultati delle ricerche scientifiche. Avere genitori omosessuali incide sul ruolo e sull’identità di genere dei figli? L’omosessualità dei genitori influisce sull’orientamento sessuale dei figli? I bambini che crescono con genitori omosessuali sono psicologicamente più vulnerabili? Sono più esposti allo stigma sociale? Avranno più difficoltà a inserirsi con i compagni di scuola? Le domande non riguardano solo le figlie, ma anche le genitrici. Quali sono le differenze tra genitori omosessuali ed eterosessuali? Qual è il ruolo del co-genitore in una famiglia omosessuale?

Il libro di Tommi dissipa le preoccupazioni che possono nascere dalla mancanza di conoscenza delle famiglie omosessuali e, trattandosi di un manuale a scopo didattico pone nuove domande, ad esempio rispetto ai contesti educativi: quali sono i bisogni delle famiglie omogenitoriali rispetto all’interazione con la scuola (educatori, altri genitori, personale non scolastico)? Quali i bisogni degli educatori rispetto a questo tema? Come facilitare la comunicazione tra genitori omosessuali ed educatori? Come costruire un contesto educativo inclusivo anche di questa differenza? Quali materiali educativi, didattici, ludici favoriscono l’integrazione e quali la rendono più difficoltosa?

Per continuare a riflettere intorno a queste domande, torna utile un libro uscito da poco: Crescere in famiglie omogenitoriali, a cura di Chiara Cavina, psicologa, e Daniela Danna, sociologa (Franco Angeli) che prende il titolo dal primo convegno di Famiglie Arcobaleno sull’omogenitorialità (tenutosi a Milano tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007), non ne costituisce gli atti ma ne affronta le tematiche in una chiave di approfondimento e in una visione multidisciplinare.

Si tratta di un testo che colma un vuoto nella letteratura scientifica di questo specifico ambito. I contributi di professionisti e importanti studiosi (ritroviamo qui i nomi di Chiara Bertone, Margherita Graglia, Maria Tina Scarano) sono rivolti più agli addetti e alle addette ai lavori, a coloro che sono impegnati nelle professioni legali, psicologiche, sociali ed educative. Un libro ancora una volta prevalentemente femminile, ad eccezione degli interventi di Bruno Belletti, dirigente scolastico, e del sociologo Luca Trappolin.

Nella prefazione, Patrizia Patrizi, ordinaria di psicologia sociale e giuridica, pone l’accento sul tema dei diritti e della tutela dei minori. Una prima considerazione riguarda il diritto alla continuità affettiva, «il loro superiore interesse», messo a rischio da una regolamentazione che non li tutela in caso di separazione dei genitori o in caso di morte del genitore biologico. In altre nazioni sono state trovate varie soluzioni per riconoscere il legame affettivo. «È stata, ad esempio, istituita la “responsabilità genitoriale”, che riguarda l’assunzione di diritti e doveri nei confronti dei minori da parte degli adulti in base al criterio della convivenza». Patrizi fa notare che anche in Italia abbiamo assistito a qualche modifica legislativa del genere, come testimonia il passaggio dalla «patria potestà» alla «potestà genitoriale».

Le ricerche scientifiche riportate nel testo evidenziano che i contesti omogenitoriali favoriscono lo sviluppo di atteggiamenti tolleranti, orientati più alla comprensione che al giudizio delle varie diversità. È facile immaginare che se una bambina avrà un orientamento omosessuale, avrà meno difficoltà a riconoscerlo e accettarlo, mentre se sarà eterosessuale avrà un atteggiamento rispettoso delle persone omosessuali. Più difficile, invece, sarà per una bambina allevata da una coppia gay o lesbica comprendere l’esclusione di uno dei due genitori da situazioni in cui sono in gioco decisioni che la riguardano, dalle cure mediche al governo della scuola. Il problema risiede allora, più che nella comprensione dell’omosessualità, nella gestione quotidiana del pregiudizio e delle discriminazioni che coinvolgono i propri genitori ma anche lei stessa come componente di una famiglia “non comune”.

Il libro ha proprio questo pregio: spostare l’attenzione dall’omosessualità dei genitori intesa come problematicità al come crescono i figli di genitori omosessuali. «Questo passaggio di focus», scrivono Danna e Cavina, «va sottolineato poiché purtroppo ancora adesso ci troviamo spesso nella condizione di dover contrastare, come professioniste e studiose, “teorie di riconversione” e “teorie di ripatologizzazione” che pretendono di curare le persone omosessuali».

Non si può tacere la controversa questione della “maternità surrogata” che, insieme all’adozione, aggiunge un ulteriore elemento di complessità alla discussione sulle realtà omogenitoriali. Le curatrici fanno notare che questi sono gli unici modi per uomini gay di avere figli da crescere senza una presenza femminile e denunciano lo sfruttamento delle cosiddette “madri surrogate”. «In molti paesi», scrivono, «vengono obbligate dal contratto, firmato prima della gravidanza, a fornire il bambino come se fosse un prodotto; e soprattutto manca, almeno in Italia, una esperienza convalidata e una ricerca scientifica in grado di descriverci la condizione dei bambini e delle bambine nati/e in queste relazioni». Pur riconoscendo l’esistenza di esperienze di nuove “famiglie allargate” dove la madre portatrice e i padri gay hanno instaurato «un rapporto basato sulla relazione e sull’affettività nell’interesse del/della nascituro/a», Danna e Cavina concludono mettendoci in guardia sui rischi che la capacità di generare femminile venga «piegata a interessi altrui».

Ci sembra utile in chiusura ricordare l’auspicio del professor Gaetano De Leo, scomparso prematuramente l’ultimo giorno del 2006, di cui questo libro sin dalle prime pagine eredita un importante lascito spirituale: quello di ascoltare i bambini. «Se noi facessimo, con strumenti adeguati», sosteneva De Leo, «un sondaggio e delle indagini approfondite con i bambini e chiedessimo loro di quali regole e di quali norme hanno bisogno per vivere in queste famiglie omogenitoriali, e li ascoltassimo con modalità adeguate, io credo che emergerebbe sicuramente in modo attento e competente una domanda di cambiamento delle cornici normative che circondano la loro vita».

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