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Per la prima volta il quotidiano La Stampa parteciperà al Pride: redazione in piazza per i diritti lgbt+

L’annuncio in anteprima su TorinoSette: “Saremo dalla parte delle uguaglianze e il progetto ci fa sentire bene. Molto bene”

di , La Stampa, 21 maggio 2022

Per la prima volta nella storia del nostro Paese un quotidiano nazionale partecipa al Pride. Ci saranno anche La Stampa e il suo supplemento TorinoSette al Torino Pride che si svolgerà il 18 giugno.

«Abbiamo deciso di partecipare al Pride senza un solo attimo di esitazione – commenta il direttore de La Stampa Massimo Giannini – Lo abbiamo fatto sulla base di un principio per noi irrinunciabile: affermare e difendere i diritti della comunità lgbt+ non significa difendere i diritti di una “categoria”, ma difendere i diritti di tutti. Per questo, nel solco dei valori in cui crediamo, che sono quelli della libertà, dell’inclusione, e del rispetto di tutti gli orientamenti sessuali e delle identità di genere, cercheremo sempre di dar voce a chi non ce l’ha e di tutelare chiunque venga discriminato. Consapevoli, tuttavia, che l’obiettivo finale di una società evoluta e moderna come quella che vogliamo raggiungere, sia quello della totale e piena uguaglianza tra tutte le persone».

«Essere dentro e non di lato, e non solo a titolo personale, nell’accoglienza del Pride ci fa credere di dare un decibel in più all’orgoglio lgbtq+» scrive in anteprima su TorinoSette la curatrice Tiziana Platzer. Il risultato è frutto di un dialogo tra la redazione del giornale e il Coordinamento Torino Pride, l’ente organizzatore del Pride cittadino nato nel 2006.

La suggestione è nata proprio a TorinoSette che con la nuova direzione vanta anche una sezione dedicata ai diritti lgbt+ curata dal collaboratore Maurizio Gelatti: «Sarebbe fantastico se il giornale partecipasse al Pride con una delegazione di giornalisti – ci siamo detti durante un punto con Tiziana Platzer, racconta Gelatti – Quindi ne abbiamo parlato con il Coordinamento Torino Pride, che ha recepito questa intenzione e ha scritto una lettera al direttore Massimo Giannini e al vicedirettore Andrea Malaguti sottolineando la rilevanza storica della partecipazione».

«Per noi questa scelta è un evento storico – spiega Marco Alessandro Giusta, coordinatore del Torino Pride –. Rappresenta da un lato l’attestazione di un percorso che La Stampa ha fatto negli anni trattando con attenzione e correttezza le tematiche lgbtqia+ e restituendo voce alla comunità arcobaleno. Dall’altro lato, scendendo in strada al Pride, si sposano dei valori: da un utilizzo sempre attento del linguaggio anche nei confronti delle identità e movimenti maggiormente invisibilizzati a un’attenzione all’inclusività, alla non discriminazione, in tutte le azioni che il giornale mette in campo».

Ma è davvero la prima volta che un quotidiano nazionale partecipa a un Pride? «A mia memoria non ricordo niente di simile – ci dice Enzo Cucco, dal 1976 attivista del Fuori! (il primo movimento di emancipazione delle persone omosessuali in Italia), fondatore e animatore della Fondazione Sandro Penna, una vita nel movimento lgbt+ – Questo testimonia che il Pride è diventato davvero di tutte e tutti. Ricordo che proprio La Stampa, il 15 aprile 1971, pubblicò la recensione del saggio Diario di un omosessuale dello psicoterapeuta cattolico Giacomo Dacquino. L’articolo irritò un gruppo di ragazzi gay che gravitavano intorno alla libreria di Angelo Pezzana il quale decise di scrivere al giornale». La lettera ottenne una risposta? «La direzione si rifiutò allora di pubblicare la lettera perché “di questi argomenti si parla anche fin troppo”. Fu la scintilla che portò alla fondazione del Fuori!».

«Mi fa piacere che La Stampa partecipi al Torino Pride – commenta Angelo Pezzana, tra i fondatori del Fuori! e voce storica del movimento per i diritti civili –. La Stampa è stato il primo quotidiano italiano a scrivere la parola “omosessuale” il 6 aprile 1972, dopo la manifestazione di Sanremo, la prima pubblica di persone omosessuali in Italia, oggi celebrata come l’evento da cui nacque il movimento di liberazione omosessuale nel nostro Paese». C’erano molti giornalisti? «L’unico giornalista venuto a seguire la nostra iniziativa fu Luciano Curino – ricorda Pezzana – Seguì tutta la manifestazione e la raccontò bene. Mi premurai: “Citi bene il movimento omosessuale”. “Sarà difficile”, mi rispose, perché nessun quotidiano aveva mai scritto la parola ‘omosessuale’. Allora si parlava del ‘mondo del vizio’, di ‘invertiti’, insomma tutte cose negative. Lo invitai ad essere il primo giornalista a scrivere la parola ‘omosessuale’ su un quotidiano nazionale e così fu».

«L’atteggiamento dei grandi quotidiani è cambiato – commenta Gianni Rossi Barilli, giornalista, autore di un evergreen della comunità arcobaleno, Il movimento gay in Italia (Feltrinelli) – Una volta non ne parlavano affatto, poi il tema usciva fuori come un episodio di folclore, infine stiamo riuscendo ‘educarli’ (sorride). Per me la partecipazione di un giornale a un Pride è una novità. Vuol dire che la parte più illuminata e liberale ha iniziato a prendere atto che la questione dei diritti lgbt+ non è una cosa strana ma fa parte della concezione di democrazia che dovremmo avere». Non è tutto rose e fiori, però.

«Ancora oggi – conclude Rossi Barilli – le redazioni sono egemonizzate da un modello maschile eterosessuale, prima di arrivare a una normalizzazione in questo senso bisognerà anche fare qualche passaggio antropologico. Insomma, basta guardare le gerenze. A quando una donna direttora di un grande giornale? L’auspicio è che un giorno tutte queste cose che ci siamo detti non siano più una notizia».

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