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Radicale, laico, anticlericale. Intervista a Sergio Rovasio

Da adolescente frequentava parrocchie e scout. Per la sua campagna elettorale, oggi, regala preservativi. La militanza radicale, l’amicizia con Emma Bonino e un curioso aneddoto al Quirinale con Sandro Pertini.

di , www.p40.it, 21 marzo 2010

Invece di un programma, Obama ha presentato agli americani la sua storia. Sei candidato come consigliere regionale nel Lazio per la lista Bonino-Pannella, ci racconti la tua in poche righe?
Sono sempre andato ricerca della libertà, fatta da una vita un po’ scapestrata-fricchettona sin da quando avevo quindici, vent’anni anni, insomma fin quando mi sono impegnato con i radicali e che continua anche oggi nell’associazione radicale Certi Diritti. Tutto il resto sulla mia biografia è nel sito www.sergiorovasio.it

Perché hai scelto il condom come gadget della tua campagna elettorale?
Perché in questo paese la parola preservativo è un tabù. All’estero i preservativi sono in vendita ovunque, nei locali, nelle scuole, nei bagni pubblici… Qui la parola preservativo è vietata persino in tv. È ora di finirla. Uno dei miei gadget elettorali è un cartoncino contenente un preservativo con su scritto “Fallo sicuro, Vota sicuro!”. Il preservativo serve per prevenire malattie sessualmente trasmissibili, per una sessualità responsabile. Propongo che la Regione prenda in carico la promozione di campagne di informazione e prevenzione sia nelle scuole che nei locali.

Nel nuovo film di Ferzan Ozpetek, Mine Vaganti, c’è la scena di un coming out. Com’è avvenuto il tuo?
Grazie ai militanti del Fuori! [o F.U.O.R.I., acronimo per Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano] incontrati per caso negli anni ’70 a Torino, dove sono cresciuto, capii che ogni persona deve poter affermare la sua personalità. L’alternativa è una vita di frustrazioni e di infelicità. Ma perché? Per far felice qualche fondamentalista che odia i diversi? Il mio coming out è avvenuto quando decisi di andare in un locale gay dove incontrai persone straordinarie, tra quelle c’era Enzo Francone, morto pochi mesi fa, tra i più importanti esponenti della comunità lgbt italiana.

Qual è il rapporto tra un radicale, laico e anticlericale e la fede?
Direi meraviglioso se si considera la fede qualcosa di importante e vero. A Torino, quand’ero adolescente, non trovavo nel mondo della parrocchia e degli scout, che frequentavo, l’aiuto necessario rispetto alle tribolazioni e ai cambiamenti che vivevo. Scrissi una lettera alla rubrica Specchio dei Tempi de La Stampa esprimendo il mio disagio, le mie difficoltà. Trovai subito un grande aiuto in un gruppo di cristiani gay credenti, fondato da Ferruccio [Castellano], che frequentavano il Gruppo Abele di don Ciotti; fu anche quella un’esperienza di grande aiuto per la mia crescita. Rispetto alla fede, purtroppo, oggi si tiene maggiormente conto delle gerarchie ecclesiastiche arricchite che sfruttano la religione per raccogliere capitali e interessi. La spiritualità delle persone è cosa seria che si manifesta singolarmente in ogni persona. Occorre viverla al meglio per una maggiore felicità e gratificazione, non per costruirci sopra odio verso il prossimo. Per me quella non è fede.

Franco Grillini nel suo intervento allo scorso Congresso di Arcigay ha detto che il XX settembre dovrebbe tornare ad essere Festa Nazionale. Ogni anno organizzi insieme ai Radicali la commemorazione a Porta Pia: cosa ne pensa?
Sono così d’accordo che su Facebook ho fondato un gruppo su questo. I deputati radicali hanno ri-depositato in questa Legislatura una proposta di legge. È semplicemente assurdo che il XX settembre venga ogni anno commemorato soltanto da noi radicali e pochi altri. È una data di grande importanza storica perché finalmente si è affermata la civiltà contro il potere teocratico, che era pure corrotto e infarcito di ipocrisia in tutti i settori della società. Spero che un giorno il nostro Risorgimento venga valorizzato come merita, oggi invece è accennato a malapena nei libri di storia.

Ci sono persone che rappresentano per te dei punti di riferimento?
I grandi che si sono battuti contro la prepotenza e l’arroganza del potere lottando per i diritti delle persone più deboli: da Gandhi a Rosa Parks, da Harvey Milk a Martin Luther King, da Marco Pannella ed Emma Bonino al Dalai Lama che ho conosciuto personalmente.

Militi da trent’anni nel partito Radicale. Qual è il tuo rapporto con Emma Bonino?
Conobbi Emma Bonino quando misi piede per la prima volta nella sede dei Radicali a Roma, in via di Torre Argentina. Quando nel 1983 iniziai a lavorare nella segreteria, lei si occupava di raccattare fondi, tanto per cambiare, per la campagna contro la fame nel mondo. Un giorno, in una delle sue quotidiane telefonate al Quirinale con Sando Pertini, che aveva deciso di aiutarla, gli disse che c’era un ragazzo che voleva conoscerlo. Pertini rispose: “Mandamelo qui al Quirinale subito così gli consegno un po’ di oggetti che vi servono per la campagna”. Mi precipitai e all’ingresso del Quirinale non volevano farmi entrare: avevo jeans e un giubbetto nero un po’ sdrucito. Dissi che il Presidente mi aspettava ma i corazzieri all’ingresso non ci credevano. Mi arrabbiai e dissi loro di verificare. Dopo pochi minuti entrai nell’ufficio del Presidente e passammo un’oretta a parlare di Emma e della campagna.

Lo scorso I° marzo, Certi Diritti, l’associazione radicale di cui sei segretario, ha compiuto due anni. Com’è nata l’associazione e qual è il tuo bilancio sull’attività svolta?
L’associazione radicale Certi Diritti è nata in poche settiamane grazie a una idea avuta da amici che si occupano dei temi della liberazione sessuale. Se vivessimo in un paese democratico normale, senza le influenze dei fondamentalisti, senza ideologie di odio e di violenza, non ci sarebbe nemmeno bisogno di noi. Invece abbiamo ritenuto che costituire un’associazione nuova avrebbe dato nuove idee rispetto ai temi dei diritti civili, abbandonati da quasi tutta la classe politica. Ad esempio nessuno si occupa di difendere i diritti delle prostitute e delle transessuali, credo che il nostro impegno deve essere rivolto a quelle realtà che subiscono discriminazioni e violenze per la loro condizione, di cui peraltro non hanno nessuna colpa. Dal piano legislativo a quello dell’impegno sociale, abbiamo tantissimi temi di cui occuparci. Ma abbiamo bisogno di aiuto: iscrivetevi a Certi Diritti!

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