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Il “problema” di Tiziano

Lettera a La Nuova Ecologia, il mensile di Legambiente.

di , La Nuova Ecologia, novembre 2010, p. 30

All’inizio degli anni ‘90 l’Oms ha cancellato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali e l’ha riconosciuta come una variante naturale del comportamento umano. Oggi quasi tutti gli Stati europei e molti Stati di altri continenti hanno riconosciuto legalmente le unioni tra persone dello stesso sesso, talora equiparandole al matrimonio eterosessuale.

In Italia invece il tema è scomparso dall’agenda politica e si continua ad agitare lo spauracchio della dissoluzione della famiglia tradizionale e più in generale della società. Ma il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso non solo non mette in discussione i principi costituzionali su cui si fonda la nostra collettività, ne costituisce anzi la piena attuazione. Non è questo il senso dell’articolo 3 della Costituzione? “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Perché le persone gay e lesbiche non possono avere pari dignità?

Per queste e altre ragioni assume un rilievo eccezionale nel contesto italiano, mentre esce la sua autobiografia, il coming out di Tiziano Ferro. Gino Castaldo, che l’ha intervistato per Repubblica, ci presenta un ragazzo che dal riserbo quasi paranoico sulla sua vita privata pubblica ora diari personali in cui rivela i suoi problemi: depressione, bulimia, incapacità di amare, fughe all’estero.

«La cosa più assurda – spiega Ferro – è che non posso incolpare nessuno: non ho vissuto in un ambiente che nega l’omosessualità, ho fatto tutto da solo, il problema sono sempre stato io». A me sembra assurdo il fatto che ancora non ci si accorga che “il problema” deriva in gran parte dall’omofobia che permea la nostra società, la mente di ciascuno di noi, dei nostri familiari e amici, che spinge all’infelicità le persone più deboli.

Su questi temi credo sia utile un confronto anche fra ambientalisti perché i diritti delle persone omosessuali non riguardano solo una minoranza sociale discriminata, ma rappresentano una questione più generale di democrazia. Per una migliore qualità della vita di tutti, per un sereno rapporto fra ogni individuo e l’ambiente sociale e naturale, per relazioni nuove non inquinate da pregiudizi e paure.


L’autore di questa lettera è un giornalista, ha scritto diversi libri sui diritti delle persone omosessuali ed è dirigente nazionale di Arcigay. Ci sollecita una riflessione che chiama in causa i valori di fondo dell’ambientalismo ma che implica allo stesso tempo uno sguardo più ampio sulla recrudescenza nella società italiana di tendenze discriminatorie, sentimenti d’esclusione, paura della diversità. Rilanciamo il suo pensiero ai nostri lettori per costruire, tutti insieme, un percorso di consapevolezza su questi temi. Utile innanzitutto a immaginare quali antidoti possiamo mettere in campo, anche attraverso l’azione locale che caratterizza Legambiente, al clima di aggressività che si respira nei centri urbani: il pestaggio del tassista a Milano (al momento di scrivere è in coma) e l’uccisione della signora Hahaianu in una stazione della metropolitana di Roma ne hanno dato durante le ultime settimane una tragica conferma. A Pasquale Quaranta dai prossimi numeri uno spazio sulla nostra rivista per proseguire il discorso. (Marco Fratoddi)

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