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Un’ordinaria violenza urbana

La storia di Cinzia Ricci, la cui ragazza ha subito violenza, è un esempio di come, ancora oggi, la vita per gli omosessuali non sia tutta “rose e fiori” come vorrebbero farci credere…

di , Babilonia, n. 233, luglio/agosto 2004, pp. 40-41

[nota del 2006: questo è solo un estratto dell’articolo di Pasquale Quaranta pubblicato originariamente su Babilonia]

(...) il racconto di Cinzia Ricci. Sara, la sua compagna, è stata seguita, aggredita, stuprata. Il suo amore non è concepito da due imbecilli che (...) compensano la loro immaturità e ci fanno pesare la loro debolezza. Un episodio terribile su cui è stata sollevata abilmente la polvere del dubbio, del sospetto, per isolare e zittire. Forse il significato profondo della faccenda riguarda proprio la nostra comunità che, distratta da tutti gli stupidi miraggi di una nazione consumistica, sta perdendo la propria identità, trasformandosi nell’ennesimo ingranaggio di una società grigia e senza ideali. C’è da augurarci che queste testimonianze accendano in noi l’orgoglio, la forza, la vitalità essenziale per reagire, lottare, riscrivere un mondo. Cinzia suggerisce che, in fondo, è possibile. Perché il vero Pride si fa dentro di noi…


Caro Pasquale,

a nove giorni dalla denuncia pubblica di quello che è accaduto, ancora non una parola: nessun comunicato ufficiale o ufficioso (anche spedito privatamente, non mi offendo), silenzio totale dalle istituzioni (a parte qualche generica, verbale esternazione di sdegno peraltro fatta a titolo personale), dalle associazioni, circoli o mailing list Glbt, partiti, organizzazione di Destra, Sinistra o Centro… La stampa se n’è fregata e le donne per prime si stanno rendendo protagoniste di un generale impazzimento nel quale non solo mettono in dubbio la veridicità dell’accaduto, ma danno libero sfogo a ogni genere di illazione…

Siamo sconvolte, uccise dentro. Se penso che solo nove mesi fa, per una vetrina infranta, nel giro di una settimana ci fu una manifestazione a Lucca alla quale parteciparono più di 2000 persone, se penso che si mosse tutta la Toscana e tutta l’Italia ne fu informata…

Dio mio, ma cosa sta succedendo? Dove sono le femministe e le lesbiche? Dove sono i gay festaioli e modaioli, quelli che sulla nostra pelle ci campano? Quelli che paghiamo coi nostri soldi perché ci rappresentino? Dov’è il movimento Glbt?

Tra qualche giorno ci sarà il Pride a Grosseto: quante chiacchiere vuote, prive di significato! Vergogna, solo questo riesco a sussurrare… Me ne tiro fuori.

Da ieri la mia vita (e quella delle persone che amo) è seriamente in pericolo. Il messaggio è passato: in questo Paese ad alcune persone puoi fare veramente di tutto, tanto non gliene frega nulla a nessuno, nessuno è disposto a muovere un dito per loro.

Una delle poche persone che, pur non conoscendoci, si sta disinteressatamente dando da fare come una pazza per noi, sostiene che questo accanimento nei miei confronti è probabilmente dovuto al fatto che non faccio parte dello “star-lesbo/gay-system”. Io, il mio sito e il mio lavoro non possiamo essere accettati, siamo avvertiti come una minaccia, troppa intelligenza fuori controllo, fuori dai giochi: la torta è piccola e già spartita… Devo crederle?

Come faccio a spiegare che non me ne importa nulla di quella dannata torta, si strafoghino e magari ci si strozzino pure, io chiedo soltanto di non essere lasciata sola, che nessuno sia lasciato solo, messo nella condizione di diventare un bersaglio facile, indifeso e indifendibile. Già, ma dev’essere molto quello che chiedo, o di difficilissima comprensione per questa massa di ottusangoli veri dentro e fuori la comunità omosessuale.

Scusa lo sfogo, Pasquale, ma davvero faccio fatica a tenermi in piedi, dritta sulla schiena. Grazie per essere stato uno dei pochi che ha dato la sua disponibilità a fare qualcosa di concreto. Ti mando il testo integrale del mio intervento, fatto in occasione del convegno «In fondo a destra». Disponine come credi.

Ti saluto caramente,

Cinzia

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