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Web e lesbismo - unica alternativa all’invisibilità

Pasquale Quaranta, ventiquattro anni, giornalista, consigliere nazionale di Arcigay, si laurea (110 e lode) in Scienze della Comunicazione con la tesi “La cultura gay online: il caso italiano”. Nel capitolo “La cultura gay in internet”, Quaranta parla anche di questo sito, lo segnala inoltre nella sitografia ed ospita in appendice un mio contributo dal titolo “Web e lesbismo – unica alternativa all’invisibilità” (intro dal sito cinziaricci.it)

di , www.p40.it, 19 dicembre 2006

Perché un sito personale e non una vetrina su un portale di successo o, meglio, un libro, due, tre? Spesso accade che in questa scelta non vi sia niente di ideologico – all’inizio. Anzi, a dire il vero nemmeno di “scelta” si può parlare ma di unica alternativa all’invisibilità, alla morte civile di un autore. D’altronde, Internet era ed è ancora il solo mezzo esistente per rendere pubblico il proprio lavoro, a costo zero, bypassando i canali culturali, politici ed editoriali tradizionali (cartacei e web, anche LGBT*) non proprio disponibili a spartire la torta, a far emergere gli outsider ancorché capaci e talentuosi.

La mia avventura sul web è dunque cominciata nell’estate del 2003. Stavo lavorando a Borderline (un’inchiesta attraverso la quale ho raccontato “l’altro” lesbismo, quello che non milita, non fa parte dei salottini e delle consorterie, non finisce in TV, sulle riviste e sui giornali, distante anni luce dal lesbo-chic politicamente corretto, che poco interessa a chi è troppo indifferente, spaventato o stupido per rendersi conto che non viviamo nel paese dei balocchi), ma non trovavo nessuno disposto a pubblicarmi, così mi misi al computer e feci da sola. Il successo fu tale che decisi di approfittarne per far conoscere anche altri aspetti del mio lavoro e poco alla volta pubblicai una selezione della mie opere pregresse (racconti, poesie, grafica, pittura, ecc.) aggiungendovi di volta in volta le nuove produzioni (tra cui i materiali di fiLmES, un’articolata ricerca sul lesbismo e la lesbofobia nel cinema dal 1895 ad oggi, e gli editoriali su temi di attualità e politica).

Ho scoperto di fare “cultura” (nell’accezione più seria, ampia, minacciosa e destabilizzante del termine) un anno dopo, il 18 Aprile del 2004, quando la mia compagna fu vittima di una violenza sessuale che aveva lo scopo d’indurmi al silenzio. Sino al giorno prima pensavo che non si potesse sostenere l’esistenza di una “cultura omosessuale” parallela o contrapposta alla cultura tout-court (guarda caso territorio quasi esclusivamente maschile) – pensavo che fosse una forzatura, un modo per ritagliarsi uno spazio entro cui confinarsi. Ero convinta di essere solo una donna fuori dai giochi, dal sistema, un’autrice e una libera pensatrice accidentalmente lesbica, isolata ma visibile. Il giorno dopo sapevo che tutte queste caratteristiche messe insieme candidano al linciaggio, causano punizioni esemplari, tentativi di soppressione fisica e psichica. Poiché non si può reprimere, negare, offendere, minimizzare qualcosa che non c’è, mi fu anche chiaro che la “cultura omosessuale” non solo esiste ma è percepita con crescente diffidenza, preoccupazione, rabbia – ha dunque proprie specificità ed una forza talvolta dirompente, addirittura concettualmente rivoluzionaria, tanto da provocare reazioni di rifiuto e violenza. Cultura omosessuale – cultura minore, di nicchia? Affermazione quanto mai sciocca, strumentale e falsa. Se non mi fossi pubblicamente esposta portando argomenti credibili contro l’odio, il disprezzo e le disuguaglianze, contro la omo, lesbo e transfobia, il sessismo, il maschilismo e la misoginia, mostrandone le devastanti conseguenze, se non avessi prodotto pensiero, a nessuno sarebbe importato del mio lesbismo – invece, lui ed io siamo divenuti cultura, azione politica, rivendicazione, denuncia, siamo usciti dal ghetto, dagli accademismi elitari per fornire spunti di riflessione, mostrare ciò che troppi fingono di non vedere, vorrebbero cancellare. La rappresaglia non poteva che essere terribile – vergognose le reazioni. Nell’Ottobre del 2005, Una strage annunciata, ampia e ragionata raccolta di dati e documenti relativi ai casi di violenza e discriminazione subiti dalle persone LGBT*, è stata la mia risposta – globalmente ignorata.

Dal 2004 presto molta attenzione a ciò che si muove intorno al sito, perché questo è l’unico modo che ho per quantificare l’efficacia, la portata del mio lavoro, le sue ricadute: alcuni dati emergono con chiarezza e sono a mio avviso significativi.

1) Nel 2005, il sito ha ricevuto il Premio Speciale Donna è Web 2005 attribuito nell’ambito dell’omonimo concorso nazionale che fa capo al premio Web Italia (prestigioso in sé ma ancor più significativo in quanto, primo caso nel nostro paese, riconosce e premia i contenuti di un’opera web esplicitamente lesbica, militante, indipendente e non pubblicizzata). Nessuno ha ritenuto utile parlarne, nemmeno all’interno della cosiddetta comunità LGBT*.

2) Sebbene privo di sponsorizzazioni, realizzato e gestito da un’unica persona che non gode di alcun sostegno da parte di singole personalità o organismi, il sito ha da tempo superato i 1.200 accessi medi giornalieri, le pagine viste mensilmente sono oltre 112.000 (media aritmetica).

3) I visitatori vi arrivano quasi esclusivamente tramite i motori di ricerca, perlopiù per caso cercando altro. Il 20% di essi vi torna anche se non omosessuale.

4) Non vi è alcuna dominanza tra le caratteristiche dei visitatori (genere, età, scolarizzazione, orientamento affettivo, area geografica, ecc.). Il pubblico di questo sito è quanto mai eterogeneo e trasversale.

5) In oltre tre anni di esistenza on-line, non ho ricevuto una sola mail offensiva, minacciosa o di protesta. Ricevo mediamente una trentina di mails al mese, circa il 50% sono di apprezzamento, l’altro 50% chiede informazioni, consigli o altro. Con alcuni lettori (prevalentemente uomini, eterosessuali, cultura medio-alta) si è instaurato un ottimo rapporto di amicizia, stima reciproca e talvolta collaborazione, seppur virtuale.

Ognuno tragga le conclusioni che vuole.

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Immagini dell'articolo:

Borderline
Borderline © cinziaricci.it
fiLmES
fiLmES © cinziaricci.it
A.D. MMIV 18 Aprile
A.D. MMIV 18 Aprile 2004 © cinziaricci.it
Cinzia Ricci © cinziaricci.it
Cinzia Ricci © cinziaricci.it
La cultura gay online
Abstract, articoli e contributi alla Tesi di Laurea di Pasquale Quaranta in Scienze della Comunicazione, cattedra di Teoria e Tecniche dei Nuovi Media (relatrice prof. ssa Teresa Numerico) su "La cultura gay online: il caso italiano" discussa nell'Università degli Studi di Salerno il 19 dicembre 2006.

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