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In difesa dell’omosessualità di Oscar Wilde

Questo il titolo del nuovo libro a cura di Massimo Consoli: “Eduard Bernstein, In difesa dell’omosessualità di Oscar Wilde, Edizione del Giano, Roma 2007”. Ecco l’introduzione.

di , Gay.tv, 16 marzo 2007

“Vivere è la cosa più rara del mondo:
i più, esistono solamente”.

Oscar Wilde

I pregiudizi si combattono con la cultura, perché è l’ignoranza che li alimenta. Ed è l’ignoranza dei fatti, che fa dire, ad esempio: «Oscar Wilde gay? Ma piantala, non ci credo! Per te son tutti così».

Oscar Wilde si è schierato apertamente a favore della dignità e dei diritti delle persone gay e lesbiche. Ha osservato il mondo attraverso lo sguardo particolare dell’artista e ha generato una cultura grazie a questo sguardo. Il mondo che ha vissuto, Wilde lo ha raccontato in un’ottica diversa rispetto alla maggioranza. E a causa di questa diversità ha irritato, infastidito, spaventato.

Massimo Consoli, in questo libro, ci fa rivivere la “sodomia illegale” e le persecuzioni che Oscar Wilde subì nella sua vita per quell’Amore che non osa dire il suo nome. Finora non si sapeva alcunché dell’impegno di Wilde in difesa dei diritti gay. Consoli, sulla base delle sue ricerche, ma soprattutto in seguito alla lettura delle corrispondenze raccolte da Neil McKenna, non ha dubbi a riguardo.

Wilde come avanguardia di militanza gay è una scoperta preziosa per tutti, perché non si è lasciato vivere dal mondo, ma ha cercato di riscriverlo. E non solo con i suoi aforismi. Se il mondo che sognava era così diverso da quello quotidiano, allora non poteva adattarsi del tutto ad esso. Perciò anche noi non possiamo adattarci del tutto al nostro mondo, dove ci sono ancora regole che sono state scritte senza il nostro consenso, ma anche per noi, da altri. È questa voglia di incidere sulla realtà per avvicinarla ai suoi sogni e alle sue visioni che rende Wilde ancor più speciale. Non solo due anni di carcere duro e di lavori forzati ha subito Wilde, ma ancora oggi subisce la disfatta morale nel prendere atto che la sua comunità – o per lo meno quella che egli ha contribuito a creare indossando garofani verdi1 – non ha tanto coraggio di osare, di alzare la voce, di rischiare.

Consoli ricostruisce il clima culturale di quegli anni, in cui «la paura è talmente grande e diffusa… che sono poche le voci in difesa del condannato… I gay non rischiano. Non possono rischiare». Ma un uomo scrisse in difesa di Wilde, un eterosessuale di sinistra. Consoli ci presenta anche Eduard Bernstein e i suoi articoli tradotti dal tedesco. A cominciare da quello pubblicato “In occasione di un processo sensazionale”, dove Bernstein scrive: «… chiunque sia stato familiare con i suoi scritti sapeva anche senza queste rivelazioni com’era Wilde o, piuttosto, come sono i sedicenti testi dell’accusa, i farisei della stampa ed il pubblico ipocrita, che giocano di gran lunga il più spregevole ruolo nel processo».

Nei libri di Consoli ci si trova spesso faccia a faccia con i protagonisti da lui presentati. In questo testo, poi, la scrupolosa documentazione bio-iconografica è unita al desiderio di dare un volto a ciascun nome citato. Il motivo è evidente: sono stati gli interpreti di un mondo che cambiava. Ma sono anche molto di più. Sono i nostri antenati.


1 Sui famigerati garofani verdi che Wilde portava all’occhiello e sul verde, più in generale, come colore che più di tanti altri è stato associato all’essere omosessuali, si veda: Massimo Consoli, “Il nostro colore è verde. Da secoli rappresenta la comunità gay”, Guidemagazine, aprile 2003, pp. 18-21.

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