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Zero gay? Il manager smentisce

Ancora polemiche nei forum. Le affermazioni di Renato Zero in cui paragona gli omosessuali ai down sono “rettificate” da Rudy Zerbi: “Chi si sente tradito, venga al concerto”. E paghi.

di , Gay.it, 15 dicembre 2005

[nota del 2006: ecco il secondo dei quattro articoli che ho scritto per smascherare (e denunciare) le imposture di Renato Zero. A questo commento è correlata anche un’intervista a Fabio Canino, attore e showman televisivo, e infine un’analisi sulle dichiarazioni di Roberto Fiacchini Anselmi, figlio adottivo nonché legittimo erede di Renato Zero]


Le proteste dei sorcini hanno sortito qualcosa se Rudy Zerbi, discografico e manager di Renato Zero, ha sentito il bisogno di postare nel forum del sito Il Mercante di Stelle le seguenti dichiarazioni:

«… speravo di non dover mai arrivare a scrivere ciò che sto per scrivere ma sento che è il momento di farlo. Già da quattro anni Renato ci ha chiesto di evitargli il più possibile interviste con alcune testate che… storpiano qualsiasi dichiarazione per poter riportare sulle loro pagine la famosa “notizia bomba”.

Renato, con la sua immediatezza ed ingenuità (…) non si tira mai indietro e a domanda risponde. Molti altri suoi colleghi invece censurano le interviste, non rispondono alle domande e addirittura le concordano prima con il giornalista di turno per evitare “problemi spinosi”.

[…] so che tutti voi conoscete bene la canzone “L’altra sponda”: bene, dire che in quel pezzo Renato fa “outing” dimostra che chi scrive è minimo male informato o, più realisticamente, in malafede.

Adesso vi dico come stanno le cose: io, quando Renato faceva l’intervista, ero con lui e posso garantirvi che i pensieri espressi erano ben più profondi e molto diversi da come poi “sinteticamente” riportati. […] Renato non è cambiato per niente, anzi… è l’informazione che cambia, il modo di dare le notizie, la spettacolarizzazione del tutto.

Se davvero credete in ciò che avete scritto in questa discussione allora dimostrate che gli artisti che hanno deciso di andare in esilio per fuggire a questo malcostume hanno avuto ragione… Chi di voi si sente tradito venga al concerto e capirà che mai come in questo momento Renato ha voglia di parlare direttamente con voi!».

Zerbi si contraddice. Prima scrive che Renato Zero chiede a manager e collaboratori di “evitargli il più possibile interviste con alcune testate” (tra cui Gay.it alla quale Renato ha rifiutato più volte un’intervista), poche righe dopo che il suo protetto “non si tira mai indietro e a domanda risponde” mentre “molti suoi colleghi invece censurano le interviste” evitando “problemi spinosi”.

Omosessualità = “problema spinoso”? Per chi nasconde il proprio orientamento sessuale, si tratterebbe proprio di una spina nel fianco. Ma Zerbi “sa come stanno le cose” e chiarisce: Renato Zero non si è mai dichiarato gay. Questo lo sappiamo. Ciò che irrita è l’insinuazione di Zerbi per cui chi “osa” associare in qualche modo Zero all’omosessualità “è minimo male informato o, più realisticamente, in malafede”. Queste parole, permettetecelo, sono offensive.

È naturale che alcuni di noi avrebbero desiderato una presa di posizione più decisa in materia. Tuttavia non è mai stata quella la preoccupazione maggiore, sia perché il diritto alla riservatezza non si nega ad alcuno, sia perché in tanti anni Zero ha continuato a essere seguito da moltissimi gay, che hanno continuato a considerarlo un amico, rispettando il suo desiderio di non essere “etichettato” in nome della libertà artistica, affettiva ecc.

Ci rendiamo pure conto che “sapere e non sapere” rientra in una precisa strategia e contribuisce a tener desta la curiosità (e quindi l’attenzione) sul personaggio: uno Zero espressamente omo, o etero, deluderebbe (e perderebbe) un buon numero di fans?

E poi, d’accordo, “sono solo canzonette”. Però Zero resta pur sempre un cantante carismatico, che si è sempre presentato come qualcosa in più di un semplice showman, vicino agli emarginati, ai deboli, agli sconfitti. Gli riconosciamo buone iniziative, come Fonopoli. Ma quando si gioca con temi seri, quando un componente del suo entourage sentenzia che immaginare l’omosessualità altrui significa essere “in malafede”, allora cambia tutto.

Pare che la preoccupazione principale sia quella di dimostrare al mondo che Renato Zero non ha mai fatto “coming out” (e non “outing”, come erroneamente scrive Zerbi). E non in nome della riservatezza o della privacy, ma come se l’omosessualità fosse un intollerabile sospetto da fugare a tutti i costi. Dal cantore della dignità di ciascuno, ci si aspetterebbe un atteggiamento ben diverso.

Eppure non era la smentita o la “rivelazione” dell’omosessualità di Renato ad aver sconcertato i sorcini, bensì certe presunte dichiarazioni rilasciate a Paolo Conti del Corriere della Sera sulle persone omosessuali e sulle persone con sindrome di Down. «Dichiarazioni confermate – spiega Francesco Belais, che ha intervistato il giornalista del Corriere per un servizio analogo sul prossimo numero di Pride – parola per parola».

Nel suo post, Zerbi risponde anche ai sorcini che, manifestando il proprio dissenso, annunciavano di boicottare “Il dono” di Zero (il suo nuovo CD) e il prossimo tour (al via il 10 febbraio 2006). «Chi di voi si sente tradito – scrive il discografico – venga al concerto». E continui a pagare.

È quel che accadrà, perché i sorcini sono molto indulgenti. Che tristezza, però.

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